Chiesa e Massoneria. Il Gran Maestro Bisi al seminario di Milano “Partiamo dalle cose che uniscono”

Il Gran Maestro accanto a Ferrari, segretario nazionale del Gris

“Partiamo  dalle cose che ci uniscono. Stamani in un cantiere a Firenze sono morti tre operai. Che questo fatto ci unisca nel cordoglio, nel pensiero rispettoso di tre uomini che lasciano famiglie. Penso che si debba rivolgere un pensiero forte alle vittime  ed ai loro famigliari”. Ha esordito cosí il Gran Maestro Stefano Bisi intervenendo al seminario su Chiesa e Massoneria, voluto dall’associazione cattolica Gris, rappresentata dal segretario nazionale Giuseppe Ferrari, e organizzato a Milano presso la Fondazione dell’Ambrosianum con l’avallo dell’arcivescovo della cittá monsignor Mario Delpini, che è intervenuto all’evento  al quale hanno partecipato tra gli altri il cardinale Francesco Coccopalmerio già presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, il presidente della Pontificia Accademia di Teologia monsignor Antonio Staglianò e appunto il Gran Maestro Bisi, che da sempre auspica un disgelo nelle reciproche relazioni, si è fatto portatore a tal fine di numerose iniziative e il cui sogno è, come ha rivelato in un’intervista, di camminare insieme al papa sotto il cielo del Grande Architetto dell’Universo.

Riportiamo di seguito l’intervento che il Gran Maestro ha tenuto nel corso dell’incontro

Vorrei ringraziare il Gruppo per la ricerca e informazione socio-religiosa per questo invito ad un incontro che ritengo molto significativo. Non è la prima volta da quando sono Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani che mi confronto sul complesso tema dei rapporti fra Chiesa e Massoneria. L’ho fatto aa Torino, Pescara, Arezzo, Matera, Gubbio e ne ho parlato più volte in giro per l’Italia e prima ancora. Vi confesso che la prima tavola che ho scolpito nei miei lunghi 41 anni e mezzo di appartenenza al Grande Oriente d’Italia è stata proprio su questo argomento. Forse fu uno scherzo dei miei fratelli più anziani che volevano capire meglio perchè, questo giovane, io, lo vedevano entrare in una chiesa per pochi minuti che si trova lungo il corso principale di Siena, lungo lo struscio. La verità è che desideravo stare qualche momento in raccoglimento, fuori dal frastuono, dal rumore delle parole e del chiacchiericcio. Forse volevano capire il perchè, io, che sono andato all’asilo grazie a un curato di campagna; che ho fatto le scuole medie grazie a un prete che voleva aiutare i figli di operai, fabbri, camionisti; che ho fatto il primo giornale stampato grazie al parroco del quartiere; i miei fratelli più anziani forse volevano indagare sul perchè della mia scelta di chiedere l’ammissione alla massoneria.

Il tema mi appassiona da tempo, quindi. Vorrei che il prelato, l’uomo di Chiesa che ho davanti, non avesse paura di me e vorrei, io, non aver paura di lui. E mi fa piacere oggi essere qui perchè vuol dire che passi avanti nella strada del percorso di conoscenza e di rispetto sono stati fatti. E auguro ai partecipanti a questo seminario di non finire nella gogna mediatica come è successo a due vescovi, di Arezzo e Terni, che hanno partecipato a iniziative pubbliche del Grande Oriente d’Italia.  Nel corso dei suoi oltre 300 anni di vita, nessuna istituzione è stata osteggiata, combattuta, mistificata, infamata e tanto temuta come la Libera Muratoria Universale. Dalla Chiesa cattolica che ha visto nella Massoneria un potenziale concorrente nella spiritualizzazione e nell’elevazione dell’Uomo, ai dittatori di ogni colore, per arrivare a certe forme politiche populiste che ne temono la forza inesauribile e libertaria della sua profonda carica umana e sociale.

Una lunga storia che parte dal 1738 e, con alti e bassi, fra pseudo tolleranze e piccoli spiragli, è di fatto proseguita fino a oggi senza sfociare mai in una auspicabile e vera opportunità di cambiare il corso della Storia aprendo le porte del dialogo costruttivo e ponendo fine a quella scomunica che – pur attenuata dalla modifica dell’articolo 1374 del Codice Canonico con la scomparsa del preciso riferimento alla Massoneria -, pende tuttora su milioni di liberi muratori sparsi per il globo, molti dei quali si chiedono come superare quel presunto e sostanziale dogma dell’inconciliabilità che precluderebbe qualsiasi avvicinamento fra le due realtà.

Al centro di tutto la Chiesa e la Massoneria mettono entrambe l’Uomo seppure con basi diverse. Per noi si deve lavorare interiormente per sublimare il suo essere e potenziarlo “nella virtù e contro il vizio” per elevarlo in quell’Amore fraterno volto al Bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo. Il massone, che nel dubbio vive e sgrossa la propria pietra, tende al Bene e all’Amore divino seguendo l’irta Via della Conoscenza alla costante ricerca della Verità. Non mi iscrivo per natura e forma mentis alla cerchia dei dottori e cultori dell’inconciliabilità, una parola che non mi piace e che non ha mai prodotto ponti su cui unire ma ha diviso gli uomini.

Credo, ma utilizzo questo termine solo laicamente, invece che non bisogna mai pensare che qualcosa sia impossibile da realizzarsi. E, per questo apprezzai molto nel 2016 lo scritto del cardinale Gianfranco Ravasi, al quale inviai una lettera dopo la pubblicazione del suo articolo dal titolo “Cari fratelli massoni” sul quotidiano “Il Sole24Ore”. In quella circostanza auspicai anch’io la via del dialogo e del confronto partendo dalle cose che in qualche modo uniscono le due istituzioni. Ecco cosa scrissi: “Come ha saggiamente ricordato il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura citando il documento dei vescovi tedeschi del 1983, non possono essere ignorati i punti di contatto fra Massoneria e Chiesa che trovano valori comuni nella dimensione comunitaria, nella dignità umana, nella lotta al materialismo, nella beneficenza. In questo si può avere un aperto e libero confronto mantenendo le differenze ma riducendo le distanze che invece scandiscono nel loro documento i vescovi filippini”. Ma quel che conta è partire magari da una conciliabilità limitata e discuterne invece di professare ancora una assoluta, intransigente e dogmatica inconciliabilità. Chi possiede la Verità? L’Uomo o solo Dio? Scrisse proprio il cardinale Ravasi qualche anno fa: “La Verità è una sola ma come il diamante ha molte facce, noi riusciamo, dal nostro angolo di visuale, a vederne solo una di queste facce”. Si illude, quindi, chi pensa di vedere tutto e detenere l’unica Verità. È per questo che i massoni con umiltà e tanti dubbi la cercano perennemente lasciando agli altri i dogmi. Ma cercando sempre il dialogo e il confronto con chiunque.  Allora le critiche al cardinale non mancarono di certo e non vi fu nessun ulteriore sviluppo di dialogo. E non mancarono di essere bersaglio di pesanti attacchi due vescovi presenti su invito a nostre iniziative. Nel 2019 l’allora arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Riccardo Fontana si recò a un nostro convegno per i 150 anni della loggia Benedetto Cairoli organizzato proprio dal Grande Oriente d’Italia e nella sala del consiglio provinciale disse: “Gli steccati storici rimangono ma bisogna guardare avanti, a quello che unisce” beccandosi in seguito il rimprovero e lo sconcerto di ambienti, scrisse un giornale, vicini alla Conferenza episcopale. Nell’ottobre del 2022 il vescovo di Terni monsignor Francesco Antonio Soddu prese parte all’inaugurazione della casa massonica mostrando coraggio e voglia di dialogo. Gliene dissero di tutti i colori. Eppure già negli anni Sessanta, durante il pontificato di Paolo VI, si avviarono dei contatti fra un gruppo di sacerdoti, come Rosario Esposito e Giovanni Caprile ed il vescovo di Livorno Ablondi ed i vertici del Grande Oriente d’Italia, per capirsi. Si susseguirono numerosi incontri ma poi la morte di Paolo VI fermò il dialogo.

E andiamo ai tempi attuali. Sia durante il pontificato di papa Benedetto XVI, sia durante quello di Papa Bergoglio non c’è stato un significativo tentativo di apertura. L’allora cardinale Ratzinger, nelle vesti di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervenne con una “Dichiarazione” il 26 novembre del 1983 – approvata da Papa Wojtyla – nella quale sosteneva che “rimane (…) immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita”.

Il testo non parlò di scomunica ma aggiunse che i fedeli iscritti alle logge “sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”. Papa Francesco ha fatto la famosa dichiarazione “chi sono io per giudicare?” all’inizio del suo pontificato rivolta agli omosessuali, ha poi ha aperto le porte ai divorziati ma si è dimenticato che fra i massoni ci sono anche tanti cattolici ai quali è impedito di ricevere la comunione e quando si è trattato di concedere le credenziali a un ambasciatore massone ha detto “no”.

Infine l’ultimo atto è avvenuto lo scorso novembre con il documento reso noto dal Dicastero della Dottrina per la Fede a firma del Prefetto Victor Hernandez con l’approvazione del pontefice. Rimane proibito ai cattolici di aderire alla Massoneria. Una soluzione al problema della conciliabilità fra la fede cattolica e l’appartenenza alla massoneria appare non vicina, non per colpa nostra, ma intanto parliamone. Così come facciamo oggi.  Ripartiamo da quello che affermarono padre Josè Ferrer Benimeli e padre Giovanni Caprile: desiderare, incoraggiare, tentare, condurre prudentemente il dialogo “non significa tradire la fede cattolica, né aprire le porte a presunti nemici, né cedere su spunti irrinunziabili. Comporta solo paziente ricerca dei punti comuni d’intesa, desiderio di scambiarsi i beni reali posseduti da ciascuno, tensione perchè la verità (senza alcun aggettivo possessivo) abbia il sopravvento, ricerca di unione per il bene di tutti”.

La Massoneria è un grande albero della Libertà che ondeggia al vento ma non si spezza e continua ad operare per il bene dell’Umanità creando uomini migliori, disponibili all’ascolto e che fa della Tolleranza un principio che tutti dovrebbero praticare con grande amore. Ecco, perché noi parliamo oggi – alla luce del sole e senza piani precostituiti – nei vari incontri organizzati in ogni parte d’Italia con esponenti di tutte le religioni e ci sforziamo di trovare delle sintesi che possano aiutare le persone a superare pregiudizi, contrasti, guerre, fanatismi ed egoismi che sono il male di una Società. Perché è bella la loggia massonica e perchè non piace alle autorità ecclesiastiche? Perché sotto lo stesso cielo – che rappresenta il Creato – ogni uomo è fratello dell’altro, è indipendente il legame di fratellanza dalla fede. Occorre solo credere nel Grande Architetto dell’Universo. Il cielo stellato è uguale per il buddista, per il cattolico, per il valdese, per l’islamico, per tutti coloro che credono in un essere supremo. Per tutti coloro che hanno la consapevolezza che siamo un punto all’interno di qualcosa di più grande che è l’universo, che possiamo chiamare dio. E come dice Vito Mancuso, “dicendo dio intendo una realtà avvertita come più grande e più importante del proprio io. Questo qualcosa di più importante si può chiamare in molti modi, ma il punto essenziale è che, percependolo, si viva per un valore diverso e superiore rispetto a sé”, cioè “la vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi supera se stesso e chi no. Tra chi conosce un dio, e chi solo il proprio io”. Guardare oltre, insomma. Verso il cielo o l’infinito, che poi sono la stessa cosa.

Noi lasciamo liberi i nostri fratelli di aderire a qualsiasi religione e di praticarla. Le verità assolute e i muri della mente non ci appartengono e per noi vanno abbattuti.Quanto al paventato pericolo per la Chiesa di esporsi a un dialogo pericoloso con i massoni perché contro la Fede, aggiungo che non penso minimamente che questa tesi possa portare a così estreme conseguenze. La Conciliabilità, al contrario, se ben radicata ed illuminata dalla ragione, può solo rafforzarla. E dare a tutti gli uomini la possibilità d’incontro su ponti di luce da percorrere insieme rispettando i diversi percorsi. Le nostre porte sono perennemente aperte. Il mondo è cambiato, la Breccia di Porta Pia è del 1870 e, come disse Paolo VI, è una data voluta dalla Provvidenza perchè lascia alla chiesa il potere spirituale e all’autorità civile il governo delle cose terrene. Nel 2010 l’allora Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone si recò al monumento  della Breccia insieme al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un atto importante. E ancora più significativo sarebbe se domani, 17 febbraio, anniversario del rogo di Giordano Bruno, un uomo, vestito di bianco, facesse poche centinaia di metri per raccogliersi davanti al monumento del nolano. Chissà? Spero che il dialogo continui, vorrei che fosse dichiarata la conciliabilità fra l’appartenenza ad una loggia massonica e l’appartenenza alla fede cattolica. Dico questo perché il percorso in tal senso è ancora lungo, e molti fratelli vivono l’accesso ai sacramenti in maniera clandestina perché sanno che sono in stato di peccato grave. Dal codice canonico la parola scomunica è stata tolta ma gli effetti sono gli stessi.

Noi andiamo avanti con tolleranza e fiducia. Voglio citare un pensiero di Luciano De Crescenzo che dice: dubitate degli uomini che hanno le certezze, di solito sono i più intolleranti ed antidemocratici, invece quando incontrate punti interrogativi, preferite coloro che hanno dei dubbi, di solito quasi sempre sono persone aperte al dialogo, tolleranti.

Ecco, io preferisco queste persone. E vorrei ricordare, fra queste persone, il cardinale Carlo Maria Martini che qui era di casa. Mi ricordo ancora oggi una sua risposta sul Corriere della Sera ad un lettore che gli scriveva: “Io sono ateo ma vedo la Bellezza intorno a me”. Martini cosi rispose: “Io di fede cattolica e lei ateo siamo in fondo uniti dallo stesso stupore del Creato”. Questo messaggio, che è anche una risposta universale, mi sembra ancora oggi molto bello. Il mio augurio – che è anche una speranza – è che un giorno un Papa e un Gran Maestro possano incontrarsi e fare un pezzo di strada insieme, alla luce del sole. Mi viene da dire alla luce del Grande Architetto dell’universo.



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