Se Giacomo Matteotti
non fosse stato ucciso

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
in una risposta sull’atlantismo di Giorgio Almirante lei ha ricordato la sua frequentazione con Matteo Matteotti concludendo, testuale «… non è impossibile immaginare che da un senso di colpa fosse nata un’amicizia». Ed è partendo da questo che le vorrei rivolgere un quesito di storia controfattuale: e se quell’atroce omicidio non fosse avvenuto? Il 10 giugno è il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti a cui seguirono mesi di sbandamento all’interno dello stesso regime proprio per l’ondata emotiva suscitata. Benito Mussolini reagì il 3 gennaio 1925 rispondendo in parlamento con il famoso discorso che diede esplicitamente inizio alla dittatura. Il martirio di Giacomo Matteotti davvero anticipò, quindi, solo ciò che sarebbe ugualmente avvenuto? O la Storia, anche parlamentare, del nostro paese sarebbe stata diversa?
Mario Taliani

Caro Mario,
Se non fosse stato assassinato, Giacomo Matteotti sarebbe stato un leader naturale della socialdemocrazia europea. Se fosse stato vivo nel secondo dopoguerra, avrebbe potuto dialogare alla pari con figure come Clement Attlee e — per citare le generazioni successive — Willy Brandt, François Mitterrand, Olof Palme. Era rigoroso eppure pragmatico, dotato di una visione internazionale, competente in economia. Tra le sue molte responsabilità, Mussolini ha anche quella di aver privato il Paese di figure — il liberale Giovanni Amendola, il marxista eretico Antonio Gramsci, il socialista Giacomo Matteotti, il riformista Carlo Rosselli assassinato con il fratello Nello — che avrebbero contribuito a costruire un’Italia migliore. Il Duce ha distrutto una classe politica a suon di bastonate — si pensi solo ai cattolici: don Luigi Sturzo costretto all’esilio, Alcide De Gasperi in galera, don Giovanni Minzoni assassinato — per sostituirla con un ceto mediocre (tranne qualche eccezione come Giuseppe Bottai), ottuso e xenofobo, autoritario e violento, selezionato in base all’obbedienza e non all’intelligenza. Matteotti conosceva le lingue, sapeva studiare e approfondire, aveva scoperto le tangenti pagate al regime dalla Standard Oil, era una spina nel fianco di Mussolini. A proposito, colpisce che pure nei giorni del centenario ci sia qualcuno che scrive e sostiene che Mussolini con il delitto Matteotti non c’entra nulla. «Cosa fa questa Ceka? Cosa fa Dumini? Quell’uomo dopo quel discorso non dovrebbe più circolare!» gridò il Duce (e lo racconta il suo braccio destro Cesare Rossi). Matteotti fu ammazzato da Dumini e dalla Ceka; curiosamente, la polizia privata del capo del fascismo aveva mutuato il nome dalla polizia politica sovietica.

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«La tv in bianco e nero, pochi canali ma che nostalgia»

Non pochi considerano gli anni Sessanta i più belli del secolo passato. Io sono tra questi, anche per via della televisione, della prima televisione coi programmi in bianco e nero. Niente bizze e comodità: i canali erano due, il volume, se volevi alzarlo perché basso, dovevi alzare le chiappe dal divano. Lo schermo, se brigolava, dovevi ingegnarti a farlo smettere facendo ruotare anche a sproposito le manopole. Ma, dopo il Carosello delle 20,30, tutti lì davanti, compresi i vicini di casa che non se la sentivano (ancora) di affrontare la spesa per l’acquisto del televisore. Erano i tempi in cui per una spesa del genere bisognava andare in banca e spiegare all’impiegato dello sportello (curiosissimo) il motivo dei prelievi. Pochi furono i telespettatori che non si persero «Il mulino del Po», «La Cittadella», «Le inchieste del commissario Maigret». E i volti degli attori inconfondibili: Tino Carraro, Alberto Lupo, Franco Volpi, Gino Cervi, Anna Pagnani. Se capitava d’estate, gazzosa fresca dei primi frigoriferi, oppure acqua del rubinetto addizionata con le bustine saline dell’Idrolitina o della Frizzina o della Cristallina. Se capitava d’inverno, stufette a gas coi vetri appannati. I bimbi si addormentavano, il gatto pure (a ciambella ai piedi della stufetta), i rintocchi delle campane della chiesa a ricordare che erano le ventidue: già troppo tardi per colpa della televisione. Colpa espiata a carissimo prezzo: sarebbe rimasta muta sino alla mandata in onda, alle diciassette del giorno dopo, della tv dei ragazzi. Insomma, televisione per quel tanto che bastava. Ma, se non fosse bastata, non sarebbero stati gli anni Sessanta ancora cari a tanti di noi.
Alex Prato

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