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Pierfabio Pierpiero Panazza

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Da tempo si discute quale fosse il volto di Pandolfo III Malatesti, poiché del signore di Brescia, Bergamo, Lecco e Fano non si conoscono ritratti che ne ripropongano fedelmente le sembianze. Durante la sua breve signoria il dominus... more
Da tempo si discute quale fosse il volto di Pandolfo III Malatesti, poiché del signore di Brescia, Bergamo, Lecco e Fano non si conoscono ritratti che ne ripropongano fedelmente le sembianze. Durante la sua breve signoria il dominus Brixie aveva riattivato la zecca cittadina e dallo studio delle monete coniate a Brescia (1406-1408/1421) è sorta la dibattuta questione se il volto che compare al dritto del mezzo grosso da 13 denari, noto anche come soldino, sia il suo ritratto. Nel tentativo di dirimere il dilemma, alcuni studiosi hanno cercato conferme nello sbiadito stampo in cera del sigillo di Pandolfo, conservato da tempo nel Civico Gabinetto Numismatico. L’ occasione per approfondire l’argomento è derivata dalla recente individuazione di tre documenti, presso la biblioteca Queriniana, vergati dalla cancelleria signorile il 19 giugno 1408 e indirizzati all’egregius legum doctor dominus Filipinus de Milis. Infatti, le tre pergamene sono complete del relativo sigillo pendente che presenta il profilo di Pandolfo III chiaramente leggibile.
Il 2018 è coinciso con il seicentesimo anniversario della nascita, in Brescia, di Novello Malatesta, figlio di quel Pandolfo III, che aveva creato in città la sua piccola ed elegantissima corte, e di Antonia da Barignano, nobildonna... more
Il 2018  è coinciso con il seicentesimo anniversario della nascita, in Brescia, di Novello Malatesta, figlio di quel Pandolfo III, che aveva creato in città la sua piccola ed elegantissima corte, e di Antonia da Barignano, nobildonna bresciana.
Per ricordare quegli avvenimenti si prende spunto dalle importanti collezioni numismatiche conservate nei Musei cittadini, analizzando monete e medaglie nel tentativo di approfondire la conoscenza di alcuni aspetti storici e topografici che riguardano la città, tra cui specialmente l’identificazione dell’area in cui aveva sede la zecca malatestiana, resa possibile dalla lettura di un nuovo documento manoscritto.
A Brescia, come in altri centri urbani dell'Italia centro-settentrionale, i secoli XII-XV sono un periodo di vivace sperimentazione politica. I governi comunali, prima, e i regimi signorili, poi, contribuiscono a forgiare il volto della... more
A Brescia, come in altri centri urbani dell'Italia centro-settentrionale, i secoli XII-XV sono un periodo di vivace sperimentazione politica. I governi comunali, prima, e i regimi signorili, poi, contribuiscono a forgiare il volto della città attraverso la committenza di opere destinate soprattutto agli spazi pubblici e spesso cariche di messaggi politici. Comune e signoria partecipano inoltre alla creazione e affermazione di simboli e rituali che esprimono, allora come oggi, l'identità locale quali lo stemma comunale con il leone, che Carducci rese poi famoso associandolo all'eroismo della città martire delle Dieci Giornate (1849), oppure il culto civico di Faustino e Giovita, "nuovi" patroni di Brescia, e quello delle reliquie delle Sante Croci, che ancora oggi scandiscono il calendario delle feste cittadine. Attraverso una variegata selezione di documenti e opere, alcuni inediti, il volume propone un viaggio attraverso tre secoli di storia, soffermandosi sui grandi eventi e cantieri che hanno segnato la città, e sui suoi protagonisti, dagli uomini del Comune ai Visconti e al Malatesta.
Breve resoconto della vicenda biografica e critica di Floriano Ferramola, artista operoso a Brescia e la cui fortuna è stata oscurata dai "giganti" della scuola bresciana Romanino e Moretto.
Per i 25 anni degli Amici dell'Arte di Sant'Eufemia, contenente un intervento a margine della mostra "I marmi di Mercurio" (2006).
The use of reproductions in cheaper and easily malleable materials, such as clay and plaster casts, to facilitate the sculptor’s task is very ancient and the establishment of plaster cast galleries accompanied, especially during the... more
The use of reproductions in cheaper and easily malleable materials, such as clay and plaster casts, to facilitate the sculptor’s task is very ancient and the establishment of plaster cast galleries accompanied, especially during the nineteenth century, the birth of the major European museums. Among them, the Victoria and Albert Museum enjoys particular importance: his conspicuous collection of plaster casts also includes those derived in 1884 by Edoardo Pierotti from the marble funeral monument dedicated to Gaston de Foix, sculpted by Bambaia and today largely gathered at the Castello Sforzesco in Milan. In this article we try to better clarify the work of the well-known Milanese moulder, son of that Pietro Pierotti who already in 1860 provided Napoleon III the cast reproducing the Winged Victory of Brescia and who in 1872 formed those of the monument of Gaston, currently preserved partly in Brera and partly in the Museo del Castello Sforzesco in Milan.
The slabs carved forming Averoldi the altar of the chapel in the Carmelite church in Brescia represent a critical step for entry in the Lombard city of the Renaissance mode. Although still presenting many questions, in fact, their... more
The slabs carved forming Averoldi the altar of the chapel in the Carmelite church in Brescia represent a critical step for entry in the Lombard city of the Renaissance mode. Although still presenting many questions, in fact, their anonymous authors are strongly affected by the Paduan style of Donatello and these reliefs, now cleaned and restored, constitute a moment of great interest for the evolution of the taste of the noble family, which some decades later he commissioned the frescoes by Vincenzo Foppa on the Gothic vault of the sacred chapel.
in “Commentari dell’Ateneo di Brescia”, 2015, Brescia 2018, pp. 203-277.
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in “Commentari dell’Ateneo di Brescia”, 2015, Brescia 2018, pp. 29-49.
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La complessa vicenda archeologica e storico-critica della statua romana raffigurante la Vittoria Alata di Brescia si è oggi arricchita di un capitolo che completa le nostre conoscenze sul celebre bronzo e getta una luce nuova sulla sua... more
La complessa vicenda archeologica e storico-critica della statua romana raffigurante la Vittoria Alata di Brescia si è oggi arricchita di un capitolo che completa le nostre conoscenze sul celebre bronzo e getta una luce nuova sulla sua storia. I recentissimi restauri presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze hanno riservato grandi sorprese e stanno aiutando gli studiosi di arte antica a proporre, con maggior cognizione di causa, una intrigante serie di indicazioni che consentono di approfondire quanto già si sapeva e di ammirare la scultura bresciana sotto una luce del tutto diversa rispetto al passato.
Ma non è di tutto ciò che qui si vuol rendere conto, quanto, piuttosto, allargare l’indagine sul versante del successo iconografico della Vittoria bresciana, con un più ampio arco cronologico di riferimento. Rispetto a qualche anno fa, quando la mia ricerca si era limitata ai decenni successivi il rinvenimento, quando la scultura antica ha goduto di immediato interesse, dapprima presso il ristretto cerchio degli studiosi e dei conoscitori di antichità, in questo contesto si è cercato di verificare con maggior cognizione di causa come la sua immagine abbia acquisito implicazioni metaforico-simboliche che hanno addirittura stravolto le innegabili qualità artistiche che erano state all’origine della sua fama.
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In occasione del quinto centenario del Sacco di Brescia, tragico evento compiuto il 19 febbraio 1512 dalle truppe guidate da Gaston de Foix, il Liceo “Arnaldo da Brescia”, con il patrocinio del Comune di Brescia, ha dedicato una giornata... more
In occasione del quinto centenario del Sacco di Brescia, tragico evento compiuto il 19 febbraio 1512 dalle truppe guidate da Gaston de Foix, il Liceo “Arnaldo da Brescia”, con il patrocinio del Comune di Brescia, ha dedicato una giornata di studi che vede la partecipazione di studiosi affermati e di giovani ricercatori. Gli interventi hanno spaziato dalla storia, alla letteratura, alla storia dell’arte, introucendo alcune significative novità rispetto a quanto già emerso nelle emerite opere Francia Spagna Impero a Brescia 1509-1516 (C. Pasero, 1958) e Il Sacco di Brescia (a cura di V. Frati, 1989-1990).