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Gianlorenzo  Bruna
  • Venice - Italy

Gianlorenzo Bruna

Independent Scholar, No Department, Graduate Student
Fine ottobre 1592. Paolo Paruta – letterato e uomo politico veneziano – giunge a Roma nella veste di ambasciatore ordinario della Serenissima Signoria. In Francia, dove si è nel pieno della fase finale delle guerre civili di religione,... more
Fine ottobre 1592. Paolo Paruta – letterato e uomo politico veneziano – giunge a Roma nella veste di ambasciatore ordinario della Serenissima Signoria. In Francia, dove si è nel pieno della fase finale delle guerre civili di religione, Enrico di Borbone, re di Navarra – erede legittimo al trono – sta combattendo contro la Lega cattolica, alleata con la Spagna, per conquistare il suo regno. Enrico è pronto a convertirsi al cattolicesimo e ad abiurare il calvinismo, atto, questo, che gli consentirebbe di essere riconosciuto sovrano da tutti i francesi. Il passo di Navarra non sarebbe comunque valido senza la ribenedizione pontificia, necessaria a liberare il re dalla scomunica che gli era stata inflitta nel 1585.
A Paruta quindi spetta il compito di convincere papa Clemente VIII ad assolvere il Bearnese – com’era altrimenti chiamato il Borbone - dalla propria colpa, in modo tale che la Francia, ricompattata sotto la guida di un unico capo, possa ritornare a svolgere in Europa – e soprattutto in Italia –, una funzione di bilanciamento nei confronti della potenza spagnola. Un simile obbiettivo, del resto, la Repubblica di Venezia l'aveva perseguito sin dall’inizio dei torbidi francesi, e sempre con grande coerenza, sia applaudendo alla strage della notte di San Bartolomeo sia riconoscendo, nel 1589 – prima fra le nazioni cattoliche –, Enrico di Navarra nuovo re di Francia.
L’ambasciatore veneziano a Roma seppe conquistarsi la stima del pontefice e di altre influenti personalità della Curia, tant’è vero che, in merito alle vicende d’oltralpe, il suo parere fu tra i più ascoltati. E, nel 1595, allorchè papa Aldobrandini decise di concedere al Borbone il perdono della Sede Apostolica, Paruta su richiesta dello stesso Clemente VIII, intervenne direttamente nelle trattative tra i delegati regi e i rappresentanti pontifici. Riuscendo nell’impresa di mettere tutti d’accordo, riguardo alle condizioni che il re avrebbe dovuto soddisfare, al fine di veder confermata dal Santo Padre la propria assoluzione dalla scomunica maggiore, che aveva ottenuto il 25 luglio 1593 nella chiesa di Saint Denis quando, al cospetto del clero francese, rinnegò il credo calvinista per abbracciare la religione cattolica.
Research Interests:
Matteo Bandello, il letterato, e Cesare Fregoso il suo mecenate, dedito al mestiere delle armi e appassionato di studi umanistici. Due esistenze vissute tra corti, palazzi e campi di battaglia, nell'età in cui gli Stati italiani si vedono... more
Matteo Bandello, il letterato, e Cesare Fregoso il suo mecenate, dedito al mestiere delle armi e appassionato di studi umanistici. Due esistenze vissute tra corti, palazzi e campi di battaglia, nell'età in cui gli Stati italiani si vedono privati della loro libertà, divenendo la posta in gioco nello scontro tra le grandi potenze straniere per l'egemonia continentale.
La questione della sovranità veneziana sul vescovado di Ceneda, giunse ad un grado di particolare asprezza agli inizi del ‘500. Allorchè a capo di quella diocesi, si imposero gli esponenti di una delle più importanti famiglie del... more
La questione della sovranità veneziana sul vescovado di Ceneda, giunse ad un grado di particolare asprezza agli inizi del ‘500. Allorchè a capo di quella diocesi, si imposero gli esponenti di una delle più importanti famiglie del patriziato lagunare, i Grimani di Santa Maria Formosa. Costoro si servivano delle cariche ecclesiastiche, essenzialmente per fini propri, ovvero allo scopo di incrementare il potere ed il prestigio del casato. Atteggiamento che non implicava, una troppo stretta soggezione, neppure al pontefice. Nella seconda metà del secolo, la Controriforma portò con sé l’affermarsi nella Chiesa, e pertanto anche nell’episcopato cenedese, di una nuova figura di vescovo, estremamente combattiva quando si trattava di tutelare gli interessi della Curia Romana. La questione di Ceneda venne allora ad assumere, il carattere di uno scontro giurisdizionale, che opponeva sì la Repubblica di Venezia al vescovo della cittadina prealpina, ma anche e, soprattutto, alla Santa Sede. Uno scontro che non mancherà di riflettersi, sulla politica internazionale di fine ‘500. E con il quale Paolo Paruta sarà tenuto a confrontarsi, come si vedrà, nel proprio ruolo di ambasciatore ordinario, della Serenissima Signoria a Roma, tra il 1592 ed il 1595.