29 dicembre 2017 - 13:17

Sacchetti per frutta e verdura a pagamento, scoppia la rivolta online

Il provvedimento scatta dal primo gennaio del 2018 con costi che potrebbero variare da 1 a 5 centesimi per i clienti. Per Legambiente: «L’innovazione ha un prezzo ma sia equo». Per Assobioplastiche: «Norma virtuosa, possono essere riusate per l’umido»

Dal primo gennaio i sacchi per frutta e verdura dovranno essere esclusivamente biodegradabili: costeranno da 1 a 3 centesimi, in base al supermercato. Una novità che non piace ai consumatori: qualcuno è arrivato a pesare le arance una a una per evitarla (foto Facebook) Dal primo gennaio i sacchi per frutta e verdura dovranno essere esclusivamente biodegradabili: costeranno da 1 a 3 centesimi, in base al supermercato. Una novità che non piace ai consumatori: qualcuno è arrivato a pesare le arance una a una per evitarla (foto Facebook)
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Oscillerà fra 4,17 e 12,51 euro il prezzo che ogni famiglia dovrà aggiungere quest’anno alla spesa alimentare fatta in supermercati e ipermercati. Dal primo gennaio, infatti, si pagano i sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta, verdura, carne e pesce. A fare la stima su questo ulteriore peso al budget familiare è l’Osservatorio di Assobioplastiche, che assicura: «Non ci sono speculazioni o manovre ai danni del consumatore». Ma i clienti dei supermercati non la pensano così: e sui social hanno cominciato a postare i «sotterfugi» ideati per sfuggire ai costi della nuova norma.

Il costo e la stima

Ma come si arriva alla stima dei costi? Nella ricognizione compiuta dall’Osservatorio in una dozzina di grandi magazzini alimentari, il prezzo di ogni singolo sacchetto è risultato compreso fra 1 e 3 centesimi. Il consumo di buste si aggira tra i 9 e i 10 miliardi di unità, per un consumo medio di ogni cittadino di 150 sacchi all’anno. Secondo i dati dell’analisi Gfk-Eurisko presentati nel 2017, le famiglie italiane fanno in media 139 spese all’anno nella grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l’utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo complessivo appunto compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro). « Un costo in più ma la norma è virtuosa- spiega Marco Versari, presidente di Assobioplastiche -, va nella direzione della salvaguardia dell’ambiente perché questi sacchetti non solo sono biodegradabili e compostabili ma possono essere riutilizzati per inserire i rifiuti “umidi” facendo risparmiare il costo del sacchetto dedicato». Di diversa opinione il Codacons, che parla di «un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori».

di Legambiente

«L’innovazione – dice Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente - ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento ma sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente. Allo stesso tempo auspichiamo che l’Italia continui a seguire, con impegni e azioni concrete, la strada tracciata in questi anni e la strategia messa a punto, basata sulla corretta gestione dei rifiuti da parte dei comuni, l’economia circolare promossa dalle imprese e il contrasto al marine litter, grazie anche alle ultime novità arrivate dalla legge bilancio, e infine una maggiore tutela e salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità». Legambiente ricorda che in questi anni l’Italia si è dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed è stato il primo paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili. «A oggi, anche se la misura non è del tutto rispettata — continua Ciofani — c’è stata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55 per cento».

La nuova legge

Ritornando alle nuove norme sugli shopper ultraleggeri, erano contenute nella legge di conversione del decreto legge «Mezzogiorno» che ha avuto il via libera lo scorso agosto, hanno in dettaglio stabilito che i sacchetti leggeri e ultraleggeri con spessore della singola parete inferiore a 15 micron debbano avere anche un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40 per cento (50% a partire dal 2020 e il 60% dal 2021) ed essere idonei per uso alimentare.

Le multe «salate»

Per gli esercenti non conviene trasgredire la nuova norma perché le multe sono salate: da 2.500 euro a 25 mila euro ma possono salire 100mila euro se la violazione riguarda quantitativi ingenti o se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10 per cento del fatturato del trasgressore. «È giusto prevedere multe alte per i commercianti che non rispettano la vigente normativa — conclude Ciofani — perché in questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novità riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili».

Il sondaggio

Secondo un sondaggio realizzato da Ipsos Public Affairs, infatti, quasi 6 italiani su 10 (il 58%) si dichiarano favorevoli all’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile. Per quanto riguarda il pagamento, solo un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59 per cento valuta il costo di 2 centesimi per sacchetto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo.

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