Accumulare allegramente debito
senza pensare a chi pagherà

risponde Luciano Fontana

(Solinas)
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Caro direttore,
qualcosa che sembra ignorato nel dibattito politico è il serio problema dell’enorme debito pubblico del nostro Paese, che solo di interessi ci costa 70 miliardi di euro all’anno. È un vero peccato, perché buona parte del frutto dei nostri sacrifici è sciupato per pagare gli interessi annui di un debito a tempo indeterminato. Considerando che, secondo le stime più accreditate, l’evasione fiscale nazionale è nell’ordine dei 100 miliardi di euro all’anno, non sarebbe doveroso e prioritario puntare sul recupero di tale somma? In una società in cui si sono raggiunti traguardi inimmaginabili in tutti i campi, possibile che non si riesca a trovare un sistema per far pagare le tasse a tutti? O, forse, non c’è la volontà ?
Vincenzo Barlotti

Caro Barlotti,
C’era un tempo in cui si parlava solo di debito pubblico e di spread. I governi cadevano e si formavano in nome di questa emergenza, fiorivano i piani per ridurre il debito (avete mai più sentito parlare di spending review?). L’ascesa dei partiti populisti, arrivati al successo proprio per l’opposizione al rigore «imposto dall’Europa» ha fatto sparire la questione dal dibattito pubblico. La necessità, per tutti gli Stati, di rispondere allo choc della pandemia ha concentrato l’attenzione sulle misure di sostegno alla ripresa dell’economia. Con decisioni alcune volte micidiali per i conti pubblici. Per quanto il ministro Giorgetti gridi al rischio di bancarotta dei conti (in questo periodo per gli effetti del Superbonus), sono pochissimi quelli disposti ad ascoltarlo anche nella sua maggioranza. Eppure il fardello resta lì. Ridurlo è una necessità per noi stessi, non perché ce lo chieda qualcuno. A meno che non vogliamo goderci lo scialo delle spese noi e lasciare ai nostri figli l’onere di pagarle. Non un granché come politici e come cittadini.

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