Milano

Morto a Milano il poeta Giancarlo Majorino, voce della capitale del Nord

Morto a Milano il poeta Giancarlo Majorino, voce della capitale del Nord
Aveva 93 anni. Intellettuale, insegnante, sperimentatore, aveva fondato la Casa della poesia. Manconi: "Era in attesa di ricevere il vitalizio per la legge Bacchelli"
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Ci ha lasciato una figura essenziale, una personalità importante nella nostra letteratura - meglio dire: nella nostra cultura - del secondo Novecento e di questo inizio di una nuova, complicata epoca. Di Giancarlo Majorino, morto a 93 anni a Milano - poche ore prima che il consiglio dei ministri gli assegnasse un vitalizio in virtù della legge Bacchelli, come denuncia Luigi Manconi - possiamo però tornare all’opera, al valore di una poesia destinato a crescere nel tempo. E si tratta della poesia di un autore insieme dotato di una grande forza del pensiero e di una capacità di calare e coinvolgere la sua energia intellettuale nell’originalità inconfondibile della forma espressiva, di una densa e materica parola poetica.

A cominciare dai giovani esordi, legati al senso di appartenenza alla sua e nostra città, con il poemetto La capitale del nord, uscito nel 1959, con un’impronta personalissima, già in grado di condurlo oltre le linee ancora dominanti, oltre che dell’ermetismo, anche delle proposte del neo realismo del dopoguerra. Ma il carattere forte della sua vena di poeta e intellettuale è sempre stato nell’attenzione sensibile per la concretezza del reale, anche (o soprattutto) umile e quotidiano, e nella possibilità, da lui realizzata, di tradurlo in forme espressive di evidente novità. Oltrepassando in questo, per esempio, molte proposte sperimentali della stessa neoavanguardia dei coetanei.

La sua inconfondibile presenza di pensiero attivo nella contemporaneità è nettissima in opere come Lotte secondarie o Equilibrio in pezzi, nelle quali si affacciano le tensioni ideologiche degli anni Sessanta e Settanta, comprese le stesse problematiche studentesche, da lui vissute in prima persona come insegnante. Ma nel suo lavoro letterario non si è mai accontentato di valori già acquisiti, e ha sempre proseguito la ricerca in nuove direzioni, con punte di formidabile consapevolezza dei movimenti e mutamenti storici, come nell’indimenticabile libro Gli alleati viaggiatori, del 2001, in cui narra, in un esemplare testo, la realtà e la dimensione metaforica dei fenomeni migratori. Il tutto con una potenza della parola capace anche di un immediato coinvolgimento del lettore, e dunque di un dire insieme alto e decisamente comunicativo.

Ma la sua attenzione alla realtà è stata polivalente. Amante dell’esserci, si era sempre dimostrato aperto alle meraviglie della vita pur nella consapevolezza dei suoi misteri e dei suoi stessi orrori. E aveva colto tempestivamente le derive e gli equivici culturali di un’epoca troppo condizionata dall’apparire e dal dominio del mercato, come ci dice già il titolo chiave di una sua opera saggistica, e cioè La dittatura dell’ignoranza, del 2010.

Ricordiamolo anche per la sua idea, realizzata, di creare a Milano un luogo di apertura culturale come La Casa della Poesia, nella quale ha potuto a lungo portare il suo contributo di passione e idee.

Ho avuto lo fortuna e il privilegio di essergli amico, e soprattutto di considerarlo un riferimento fondamentale, fino dai nostri primissimi incontri, che risalgono a cinquant’anni fa, quando io ero poco più che un ragazzo. Ho imparato molto da lui e gliene sarò sempre grato, avendolo ammirato per la grandezza della sua mente e del suo animo nobile e generoso. Ciao, vero maestro, ci mancherai.