Veronica Piccirillo

Unlike other Hellenistic poets, Dioscorides (3rd c. BCE) has been rather neglected by the scholars throughout the centuries. His remaining epigrams are traditionally divided into five thematic areas: erotic, funerary, dedicatory, descriptive, and satirical. However, through an in-depth analysis of his production, it is possible to identify new different topics. In some compositions, indeed, the poet tends to draw attention towards several mythical events: in AP 5.138, the well-known topos of the flamma amoris becomes the most convenient metaphor to depict the Trojan fire; while in AP 12.37, Dioscorides presents a comparison between the handsome Sosarchos and Ganymede, Zeus' mythical cupbearer. Nevertheless, his interests focus on the etiological nature of these legends as well: in AP 9.340, indeed, he takes a precise position within the mythological tradition describing the invention of the aulos; in AP 6.220, instead, he retraces the origins of the Great Mother Cybele's rituals; and in AP 7.407, he eventually contributes to the birth of a brand-new goddess: Sappho the tenth Muse.

Ever since its most archaic phases, the Roman culture was characterized by a constant osmosis with the Greek literature. This kind of relationship generated an artistic and literary production mostly based on the imitations of the traditional Greek genres and contents. In particular, this paper aims to examine the lion’s portrayal through the development of the Lion Simile in Latin poetry, also by considering the great influence exerted by the Hellenistic epigrams.

L'obiettivo che mi ero proposta di raggiungere attraverso questo lavoro di tesi, era quello di poter  ricavare maggiori informazioni su un autore, come Dioscoride, che non ha lasciato alcun dato utile riguardo alla sua biografia all'interno delle sue opere. In secondo luogo, attraverso l'analisi, sia tematica che linguistica, di quattro dei suoi epigrammi, ho approfondito la visione che il poeta aveva dell'amore in tutte le sue sfaccettature.

La questione della genesi e dell’evoluzione dell’elegia latina è uno dei temi più interessanti e maggiormente affrontati dagli studiosi di ogni epoca, in quanto pare di ritrovarsi dinnanzi ad una forma letteraria che non ha alcun riscontro preciso nella letteratura greca, soprattutto per quanto riguarda uno dei suoi caratteri distintivi: quello erotico soggettivo. A tal proposito, nell’ambito della poesia neoterica, il carme 68 di Catullo occupa un ruolo di primo piano assoluto e potrebbe, pertanto, considerarsi «the prototype of the Latin erotic elegy», ovvero la prima grande elegia latina, derivata dall’applicazione dei canoni alessandrini alla mentalità propria del mondo romano, per la funzione archetipica svolta per la restante produzione elegiaca. Oggetto privilegiato di questo saggio, tuttavia, sono i versi 1- 20 del carme 68, facenti parte della sezione dell’opera dedicata a Manlius. Dopo aver ricevuto da lui una lettera compassionevole, infatti, Catullo risponde che, a causa della difficile situazione in cui si trovava, non possedeva uno stato d’animo adatto né per affrontare discorsi inerenti all’amore, né per dedicarsi alla composizione di poesia amorosa.