Se il Sud è la parte cattiva del Paese

diOnofrio Romano

La (scarsa) qualità della narrazione

n solo dato. Tra il 2000 e il 2010, il numero di articoli dedicati al Mezzogiorno dai maggiori quotidiani nazionali si è più che dimezzato rispetto a ciascuno dei due decenni precedenti. Che nei confronti del Sud si fosse progressivamente consolidato un deficit di (pubblica) attenzione era sensazione diffusa. Ora il libro curato da Valentina Cremonesini e Stefano Cristante, La parte cattiva dell’Italia. Sud, media e immaginario collettivo

Mentre se l’attenzione viene spostata altrove, allora i temi privilegiati diventano per incanto la politica, l’economia, la cultura. Insomma, la quantità e la qualità della narrazione rivelano che nel discorso pubblico il Mezzogiorno appare come un territorio nel quale nulla è più possibile. O meglio, ci avvertono Cremonesini e Cristante, la «quistione meridionale», intesa come interrogazione nazionale sui problemi dell’area e ricerca inesausta delle possibili soluzioni, si è definitivamente tramutata in un coriaceo «fattore M». I caratteri del Sud, vale a dire, non sono più interpretati come variabili storiche sulle quali è possibile agire politicamente e in senso trasformativo, bensì come una normalità persistente, «sostanziale» e, in quanto tale, immutabile. Per questo, la figura dell’intellettuale viene oggi surrogata dall’operatore culturale, che confeziona pezzi di Sud da rivendere sul mercato della comunicazione.

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12 febbraio 2016 2016 ( modifica il 12 febbraio 2016 2016 | 17:58)