Scienze

Gli italiani sono il popolo con la varietà genetica più ricca d'Europa 

Estensione latitudinale del'Italia, flussi migratori e biodiversità sono le principali ragioni di questa scoperta. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma e degli atenei di Pisa, Cagliari e Bologna

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DAL NORD AL SUD dell'Italia - ma in realtà anche solo della Sardegna - le nostre differenze genetiche sono dalle sette alle 30 volte maggiori rispetto a quelle registrate tra i portoghesi e gli ungheresi. Insomma, gli italiani sono il popolo più ricco di diversità genetica in tutta Europa, molto più di quanto lo siano tra loro popolazioni che vivono agli angoli opposti del continente. A dirlo è la ricerca "Sull'isolamento genetico geografico e linguistico: uno studio collaborativo sulle popolazioni italiane", realizzata dai ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma e condotta dall'antropologo Giovanni Destro Bisol in collaborazione con gli atenei di Bologna, Cagliari e Pisa.

LO STUDIO (PDF)

La ricerca è iniziata nel 2007 e ha preso in considerazione 57 popolazioni presenti nel territorio italiano, dai Grecanici del Salento alla comunità germanofona di Sappada nel Veneto settentrionale: l'eterogeneità individuata tra le popolazioni storicamente residenti in diverse zone d'Italia è stata parallelamente associata alla biodiversità animale e vegetale del nostro Paese. Le caratteristiche geografiche dell'Italia hanno contribuito a dar vita a un vero e proprio melting pot genetico almeno per due ragioni: la prima è appunto l'estrema varietà di habitat che la caratterizza a causa della sua estensione longitudinale. Più gli ambienti sono diversi più le caratteristiche genetiche dei vari popoli si sviluppano e sedimentano in numerosi modi. A questo dato si unisce il fatto che l'Italia è sempre stata un crocevia di flussi migratori, di origini diverse che nel bacino del Mediterraneo si sono incontrate e mescolate in modo ancor più invasivo rispetto ad altre porzioni del pianeta. 

La varietà culturale che caratterizza l'Italia è stata messa molto in rilevanza dai 34 ricercatori che hanno realizzato lo studio: le popolazioni prese in considerazione non sono solo solo quelle rappresentative dei più grandi centri abitati, ma anche e soprattutto le più antiche. Le minoranze linguistiche come i Ladini, i Cimbri e i Grecanici, le comunità "paleogermanofone" delle Alpi e alcuni gruppi sardi sono tra quelli che contribuiscono di più alla diversità culturale e sociale osservata in Italia. Basti pensare che tra i germanofoni di Sappada e un vicino gruppo linguistico del Cadore gli studiosi hanno registrato molte più differenze genetiche di quelle individuate tra spagnoli e rumeni.

"Il campionamento del DNA è stato  preceduto da riunioni con i gruppi linguistici che si sono prestati allo studio - ha detto a Repubblica Giovanni Destro Bisol - in cui abbiamo spiegato gli scopi della ricerca e cercato di chiarire i loro dubbi e perplessità e curiosità, ma soprattutto spiegandogli il nostro punto di vista e chiedendo suggerimenti; la stesura del lavoro è stata preceduta da altre riunioni in cui abbiamo spiegato i risultati e chiesto pareri e ancora suggerimenti ai donatori circa la fondatezza delle nostre ipotesi storiche rispetto alle loro conoscenze e agli elementi tradizionali. A questo sono seguite pubblicazioni sulle riviste delle varie comunità locali a scopo divulgativo. Insomma, coerentemente con i principi dell'Open Science, abbiamo cercato rendere i donatori parte attiva e consapevole della ricerca".

"La nostra ambizione adesso è quella di partire dall'evidenza scientifica e culturale - due aspetti che non devono mai essere ritenuti slegati - per arrivare ad affrontare la nostra stessa attualità, ad esempio la questione razziale", ha detto l'antropologo. Di fronte a frequenti manifestazioni di razzismo, omofobia e xenofobia, riflettere sulle nostre stesse diversità e sulla ricchezza che ne è derivata è un auspicio da non sottovalutare: "Siamo un popolo che ha raggiunto importanti risultati proprio perché ci siamo costantemente mescolati - ha aggiunto Destro Bisol - Ma in pochi sanno che in Italia ci sono ben 12 minoranze linguistiche riconosciute dalle legge, che molte di queste sono arrivate soprattutto in epoca medievale e che alcune sono di origine albanese e croata".