Milano, 28 marzo 2017 - 17:13

Torino, bloccano l’ambulanza
che trasporta un malato grave
perché contromano: denunciati

L’azione di due «difensori» della legalità per fare giustizia contro chi commette infrazioni stradali. Il mezzo di soccorso aveva la sirena accesa e ora i responsabili dovranno rispondere di interruzione di pubblico servizio

(Ansa) (Ansa)
shadow

«Prima o poi tutti hanno il loro quarto d’ora di notorietà«. «Complimenti ai due geni del male: quando i leoni da tastiera scendono in strada». Non dovranno affrontare soltanto l’inchiesta della procura di Torino, ma anche un processo virtuale sui social – che è già in corso - i due uomini che il 21 marzo scorso, vicino all’interporto di Orbassano, hanno sbarrato la strada a un’ambulanza della Croce rossa che trasportava un paziente in gravi condizioni, perché « contromano». Un’azione, quella di un tassista torinese e del suo amico, che è stata divulgata su Facebook, nel gruppo Torino sostenibile, come atto che fa giustizia contro chi commette infrazioni stradali, ma che poteva mettere a repentaglio la vita del signore che era bordo. Il paziente, che era partito dall’ospedale San Luigi di Orbassano con un’emorragia epatica, era diretto alle Molinette di Torino proprio per la gravità del caso. A bordo dell’ambulanza c’erano l’autista, un’infermiera del pronto soccorso di Orbassano che stava praticando delle manovre di stabilizzazione sul malato. La sua figura è necessaria in questi casi e nelle unità mobili adibite alla rianimazione. Quando l’autista, alle 16.30 del pomeriggio del 21 marzo, si è trovato a dover affrontare il traffico del nodo di Orbassano, ha deciso di inserirsi in tangenziale percorrendo in contromano una stradina di poche decine di metri. La sirena era in fase di accensione, spiegano dalla Croce Rossa, perché il mezzo era appena partito. I lampeggianti accesi. All’improvviso, sulla carreggiata, sono comparse due figure: il tassista e l’amico. «Qui non potete passare, siete in contromano», ha detto il primo. «Generalità», gli ha fatto eco il secondo guardando minaccioso l’autista. «Fateci passare, abbiamo un malato a bordo, è grave», hanno replicato i crocerossini increduli. «Nome e cognome», continuava a dire il secondo l’uomo all’autista, che è stato costretto a fermarsi perché le auto dei erano state parcheggiate in modo da bloccare il veicolo. Alla fine, le parole non sono servite a smuovere l’ansia di «legalità» del duo. L’infermiera, disperata, ha dovuto interrompere le manovre e aprire il portellone per gridare: «Ma lo vedete che c’è un malato, è qui».

Il video col telefonino

Nulla è servito. Uno dei due« assalitori» faceva un filmino con il telefono, il secondo, come un mantra, non si staccava dal povero autista continuando a impartirgli l’ordine «Generalità». «Adesso pubblichiamo tutto sul web», ha minacciato l’altro con lo smartphone in mano. L’ambulanza non ha avuto scelta. Ha fatto marcia indietro e ha ripreso la sua corsa il più veloce possibile. La gloria, per i due «fenomeni da tastiera», come sono stati soprannominati sui social, è venuta dopo. Sul gruppo Facebook di Torino sostenibile, che è «apartitico», nato con l’unico scopo di segnalare mala sosta e illeciti stradali, come scrivono gli amministratori, i «leoni del web» hanno pubblicato le foto e un commento: «Li abbiamo rimandati indietro al grido di VERGOGNA VERGOGNA». Poi il post è misteriosamente sparito.

La denuncia della Croce Rossa

Sabato scorso la Croce rossa ha depositato la denuncia in procura per interruzione di pubblico servizio.«Aveva i lampeggianti accesi», è costretto a precisare Davide Castelli, presidente Cri di Beinasco, come se ce ne fosse bisogno. «L’intervento era davvero urgente – spiega - tant’è che al paziente alle Molinette è stato praticato un intervento salva vita. La manovra che il nostro autista è riuscito a fare ha comportato poi l’allungamento del tempo di percorrenza e l’ospedalizzazione del paziente». Castelli, ha sporto querela sia per tutelare l’associazione da eventuali «azioni legali, che potrebbero esser intraprese in seguito all’aggravamento delle condizioni del paziente trasportato», sia «per difendere e tutelare tutto il mio personale che ogni giorno, a bordo dei mezzi di soccorso, trasporta pazienti, spesso in condizioni critiche». «Il servizio che garantiamo 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno – conclude - non è un gioco e chi si permette di fermare un’ambulanza in corsa per qualche like in più si deve rendere conto della gravità dell’azione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT