22 febbraio 2020 - 09:18

Coronavirus: primi casi a Milano. Cosa sappiamo dei nuovi contagi in Lombardia, Veneto e Piemonte

In Lombardia il numero di persone risultate positive al Covid-19 è salito a 54, e una donna ultrasettantenne è morta giovedì a Codogno; in Veneto un paziente è morto, e i malati sono in tutto 17. Primo caso a Torino. Università chiuse fino al 2 marzo

di Simona Ravizza e redazione online

Coronavirus: primi casi a Milano. Cosa sappiamo dei nuovi contagi in Lombardia,  Veneto e PiemonteCoronavirus, cosa sappiamo dei nuovi contagi in Lombardia e Veneto
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I casi di contagio di nuovo Coronavirus (Covid-19) in Italia continuano ad aumentare e il governo mette in campo le prime misure di emergenza per contenere la diffusione dell’epidemia. In particolare, è stato decretato l’isolamento dei comuni colpiti con divieti di ingresso e di uscita da parte dei residenti.

I casi positivi hanno intanto raggiunto le grandi città de Nord. Ci sono due pazienti positivi a Milano. Si tratta di un residente di Sesto San Giovanni ricoverato all’ospedale San Raffaele da una settimana e di un abitante di Mediglia. Allo studio le misure di emergenza da fare scattare nel capoluogo lombardo. Un secondo caso nell'area milanese è stato riscontrato a Mediglia, nell'hinterland a sud del capoluogo lombardo. Si tratta di un paziente che era ricoverato all’ospedale di Melegnano e che è poi stato trasferito al Sacco.

Dopo la giornata di venerdì, nella quale sono state identificate 15 persone contagiate in Lombardia e due in Veneto, una delle quali è morta, il numero di pazienti contagiati è salito sabato in totale a 76 dei quali 54 in Lombardia, 17 in Veneto (tra cui un operatore, un medico e un infermiere dell’ospedale di Dolo), due in Emilia Romagna, due nel Lazio (i due turisti cinesi dello Spallanzani) e uno in Piemonte. Diciotto sono in terapia intensiva, undici in isolamento domiciliare.
Sono due, in totale, le vittime: una in Veneto, l’altra, una donna deceduta il 20, in Lombardia. La donna aveva incrociato «paziente 1» nell’ospedale di Codogno. Misure restrittive come quelle decise per 10 Comuni «a rischio» nel Lodigiano sono state adottate anche a Vo’ Euganeo e Teolo, in Veneto. Trovato il paziente zero del Veneto: si tratta di un operaio cinese di un’azienda tessile che avrebbe visto la partita Inter-Milan nel bar di Vo’Euganeo insieme ai due anziani, tutti e due positivi al virus, uno dei quali è morto. C’è un guarito.

Nel pomeriggio di sabato è arriva la notizia di un primo caso a Torino. Il bilancio dei morti a livello mondiale è ora, secondo il calcolo della Johns Hopkins University, a quota 2.360, su 77.662 contagi. Il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom, ha scritto su Twitter che nell’80 per cento dei casi il contagio da Coronavirus è lieve, nel 20% critico; nel 2% dei casi riportati, «il virus è fatale». Intanto, la Regione Friuli Venezia Giulia ha decretato lo stato di emergenza fino al 31 luglio per fronteggiare il rischio sanitario. In Lombardia invece la Conferenza dei rettori ha decretato la sospensione delle attività didattiche delle università fino al 2 marzo.

• Il secondo caso positivo a Milano è un uomo di 71 anni residente a Mediglia: l’uomo è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale di Vizzolo Predabissi e poi ricoverato nel reparto di Medicina dello stesso ospedale. Sono già state avviate tutte le procedure per risalire ai suoi contatti.

• Sabato alle 18.30 è arrivata al Corriere la conferma del primo caso di contagio a Milano. Si tratta di un residente di Sesto San Giovanni ,78 anni, ricoverato al San Raffaele da una settimana: è lui il primo infetto da coronavirus nel capoluogo lombardo. Gli esperti stanno cercando di capire se è collegato o meno ai contagi del Lodigiano da dove tutto è partito.

• Il presidente Fontana fa sapere che sono 47 le persone risultate positive al coronavirus in Lombardia. Nel computo rientra anche la donna di 76 anni deceduta al proprio domicilio a Casalpusterlengo. In particolare, dei 7 nuovi casi appena confermati rispetto ai 39 già comunicati sabato mattina (due dei quali in provincia di Pavia e altrettanti in provincia di Cremona), uno è residente a Sesto San Giovanni (MI) ed è ricoverato all’Ospedale San Raffaele. Gli altri sei provengono dalle zone già interessate dall’infezione. Areu ha inoltre attivato un numero verde riservato agli abitanti dei 10 comuni ricompresi nell’ordinanza firmata venerdì dal presidente Fontana e dal ministro Speranza. Il numero è 800894545. Il sindaco di Milano Sala: «A Milano aperti uffici e servizi pubblici, ma quando possibile ridurre la socialità. Non consigliamo ai milanesi di stare in casa, consigliamo quanto è possibile di ridurre la socialità e di avere norme igieniche».

• C’è una seconda vittima italiana, una donna residente a Casalpusterlengo. È morta a casa, aveva 77 anni, era debilitata da una polmonite ed era passata nel pronto soccorso di Codogno nei giorni in cui è passato il 38enne «paziente 1». Il decesso è avvenuto giovedì 20; il risultato del test del Coronavirus è arrivato post mortem.

• Due altri casi di Coronavirus sono stati confermati a Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia. Si tratta di una coppia di medici (qui la loro vicenda): il marito opera come medico di base a Pieve Porto Morone (Pavia) e Chignolo Po (Pavia), la moglie è una pediatra che lavora nella zona di Codogno (Lodi). Due altri nuovi casi sono stati registrati nelle ultime ore a Cremona: in uno dei casi - una ragazza di 38 anni — c’è un collegamento con un medico di Codogno. Il totale in Lombardia è di 39 casi.

• Il malato più grave, in Lombardia, resta il 38enne che era ricoverato all’ospedale di Codogno. Le sue condizioni sono, al momento, stabili, ed è stato trasferito all’ospedale San Matteo di Pavia. Non si hanno ancora certezze su chi sia invece il «paziente zero»: «Potrebbe anche essere uno dei nuovi casi emersi», ha detto l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera.

• Sempre in Lombardia, l’ospedale San Matteo di Pavia si prepara a interrompere, da lunedì, tutti i ricoveri non legati al Coronavirus, e a bloccare anche gli interventi chirurgici programmati.

• In Veneto il governatore Luca Zaia ha confermato altri casi in Regione. Tra loro i familiari dei primi due contagiati e altri residenti nel comune di Vo’ Euganeo. Un nuovo caso di contagio è stato registrato a Dolo, in provincia di Venezia, a una cinquantina di chilometri di distanza da Vo’ Euganeo. L’uomo, di 67 anni, è ricoverato in rianimazione a Padova. «Al momento non capiamo ancora come sono avvenuti i contagi», ha aggiunto. Il bilancio totale aggiornato per la Regione Veneto è di 12 malati e una vittima.

• Nella serata di venerdì, lo stesso presidente della Regione Veneto Zaia aveva confermato la morte all’ospedale di Schiavonia (Padova) di Adriano Trevisan, 78 anni, che si trovava ricoverato da una decina di giorni per precedenti patologie. La conferma che a colpirlo fosse stato il Coronavirus è arrivata soltanto ieri.

• La Conferenza episcopale italiana si è detta pronta a mettere in atto misure a cautela dei fedeli che andranno a messa nelle prossime ore. «Siamo disposti per tutelare la salute della nostra gente ad attuare qualunque disposizione», ha detto il presidente Cei, cardinal Gualtiero Bassetti. Il vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio ha disposto di distribuire la Comunione solo sulla mano e non in bocca ed evitare lo scambio di pace.

L’uomo cinese arrivato all’ospedale Spallanzani di Roma assieme alla moglie — primo caso in Italia di Coronavirus — sta meglio: «Si è negativizzato ed è in buone condizioni di salute», ha detto l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato. Il ricercatore italiano 29enne, anche lui allo Spallanzani, sarà dimesso oggi.

• Intanto sono tornati in Italia i 19 cittadini che erano a bordo della Diamond Princess, la nave sulla quale centinaia di persone erano state contagiate e che si trova in Giappone. Sono tutti risultati negativi ai test, ma saranno trasferiti presso il Centro Sportivo dell’Esercito alla Cecchignola, nella regione Lazio, per la quarantena.

• Un’ordinanza del ministero della Salute, emanata ieri, prevede «la permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva» per chiunque nei precedenti 14 giorni sia arrivato in Italia dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall’epidemia e impone «l’obbligo di comunicare al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente di aver soggiornato nelle aree suddette». Quindi: chi è tornato dalla Cina nelle precedenti due settimane deve dirlo e deve stare a casa. «Il mancato rispetto delle misure previste costituirà una violazione dell’Ordinanza».

Articolo in aggiornamento...

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