17 settembre 2019 - 18:57

Renzi: «Il nome della nuova sfida che stiamo per lanciare sarà Italia viva»

Dopo l’addio al Pd il senatore parla del nuovo partito a «Porta a Porta»: «C’erano troppe liti e divisioni. Il sostegno a Conte? Il governo non ha problemi»

di Redazione Politica

Renzi: «Il nome della nuova sfida che stiamo per lanciare sarà Italia viva»
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«Il nome della nuova sfida che stiamo per lanciare sarà Italia viva». Matteo Renzi rivela come si chiamerà la sua formazione politica — «È stato un sacrificio personale, la sera prima dell’intervista non ho dormito» — nel corso della puntata di Porta a Porta che andrà in onda stasera, dopo l’annuncio dell’addio al Partito democratico e della formazione di gruppi parlamentari autonomi ufficializzato dall’ex premier in mattinata con un post su Facebook . «Il tema è non fare una cosa politichese e antipatica, noiosa — sostiene Renzi —. Vogliamo parlare a quella gente che ha voglia di tonare a credere nella politica. Ci sono migliaia di persone che stanno aderendo online. Sindaci e governatori di Regione è bene che restino lì. Non è una operazione per portare via amministratori, ma per portare la gente ad entusiasmarsi».

Il senatore assicura il sostegno all’esecutivo giallorosso: «Il governo non ha problemi. È un’operazione che abbiamo fatto proprio per dare lunga vita al governo. Io al tavolo non mi siedo né con Zingaretti né con Di Maio. Per me vale il programma di governo e sono impegnato a sostenerlo. Per me questa legislatura arriva al 2023 e deve eleggere il nuovo presidente della Repubblica». Le ragioni dello strappo invece sono da ricercarsi all’interno del Pd, assicura l’ex segretario che ha guidato i dem dal 2013 al 2017 : «Io voglio molto bene al popolo del Pd. Per sette anni ho cercato disperatamente giorno dopo giorno di dedicare loro la mia esperienza politica. Dopo di che i litigi, le polemiche, le divisioni erano la quotidianità. Il partito novecentesco non funziona più. C’è bisogno di una cosa nuova, allegra e divertente».

Renzi preferisce andare oltre la parola «scissione» e rivendica la regia dell’operazione che ha portato Matteo Salvini all’opposizione: «Se partiamo dalla parola scissione diamo l’idea di un’operazione di palazzo, c’è anche quella, non facciamo le verginelle. Mandare a casa Matteo Salvini è stata un’operazione di Palazzo. Nell’edizione scorsa c’era un grandissimo eroe ed era Matteo Salvini. Poi lui ha scelto deliberatamente, alla fine della sessione estiva del Parlamento, di aprire una crisi non per una infrastruttura bloccata dal no dei 5 Stelle o da un luogo di sofferenze, ma dal Papeete, fra cubiste e mojto. Noi abbiamo alzato le terga e lo abbiamo messo sotto, perché Salvini chiedeva i pieni poteri. Mia moglie è una che non ama apparire, una moderata. Ricordo quando Agnese mi ha detto col telefono in mano: “Ma davvero Salvini ha detto che vuole i pieni poteri? I pieni poteri è un’espressione che hanno usato Mussolini e Hitler”. Noi eravamo di fronte a un bivio: accettare il diktat del Papeete o in nome dell’interesse del Paese fare un accordo con chi ci stava contro Salvini». Al conduttore Bruno Vespa, poi, Renzi chiede anche un invito alla sfida con il leader della Lega: «Mi faccia fare un confronto con lui, che ha tempo libero ora. Ultimamente è un po’ scappato».

Per quanto riguarda invece i parlamentari pronti a seguirlo Renzi è netto sulla tenuta in Aula del Pd: «Io controllavo i gruppi del Partito democratico? I parlamentari glieli ho lasciati tutti là a Zingaretti. Questa storia è una balla. Ma perché con me deve esserci sempre un retropensiero?». Per Italia viva la pattuglia, aggiunge, sarà composta da «più di 40 nostri parlamentari, saranno 25 deputati e 15 senatori e ci sarà un sottosegretario, non due. Io ho fatto un’operazione di Palazzo. Machiavellica, se volete. E per me Machiavelli è un grande. Avrei potuto tenermi i gruppi e giocherellato con la politica vecchio stile, ma io voglio una strada nuova». Renzi poi parla direttamente del segretario del Pd: «Da domani Nicola Zingaretti non è più il mio segretario, rimane mio amico. Quando diceva che non avrebbe fatto l’accordo con i 5 Stelle era spiegabile la sua posizione. Attaccare Zingaretti su questo, lo dico da ex, è profondamente ingiusto».

Anche la sua storica opposizione a un’alleanza con il Movimento 5 Stelle viene messa ora in prospettiva: «Io rivendico quello che ho fatto — assicura l’ex premier —. Se nel marzo 2018 avessimo fatto l’accordo con i no Vax, no Tap, no Ilva saremmo stati spazzati via. Io rivendico quel no. Adesso è diversa la situazione. In primis perché su alcune questioni sono cambiati loro. Adesso la Tav c’è, l’Ilva c’è. Di No Vax non parla più nemmeno la Taverna. Noi abbiamo fatto un accordo sul No Tax, non sul No Tav, perché se si fosse andati a votare sarebbe aumentata l’Iva».

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