La vecchia maggioranza non si è messa d’accordo

La riunione di oggi non ha portato a un risultato, ha detto Fico a Mattarella, che ora deve decidere cosa fare

Il presidente della Camera Roberto Fico a colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 2 febbraio 2021 (Ufficio stampa del Quirinale)
Il presidente della Camera Roberto Fico a colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 2 febbraio 2021 (Ufficio stampa del Quirinale)

Aggiornamento delle 21.00: Il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato la fine del mandato esplorativo che gli aveva affidato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dicendo che tra le posizioni dei partiti che sostenevano il secondo governo di Giuseppe Conte «permangono distanze» e che «non c’è unanime disponibilità a dare vita a una maggioranza». Si aspetta che parli Mattarella.

***

Per tutta la giornata di lunedì si è tenuto un incontro politico fra le forze che sostengono il governo uscente di Giuseppe Conte per cercare di trovare un compromesso sul nuovo governo. L’incontro è stato coordinato dallo staff del presidente della Camera, Roberto Fico, a cui quattro giorni fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva affidato un mandato esplorativo per capire quali margini ci fossero per un governo simile al precedente. I negoziati di ieri si erano conclusi con un nulla di fatto: la riunione è ripresa in mattinata ma entro stasera Fico dovrà concludere i lavori per tornare da Mattarella con una risposta.

Secondo i retroscena politici tutte le opzioni – un nuovo governo Conte, un governo appoggiato dalla stessa maggioranza con un presidente del Consiglio diverso, o un governo “istituzionale” – restano ancora sul tavolo, e dalle trattative ancora in corso non è chiaro se ce ne sia una più probabile dell’altra.

All’incontro erano presenti i capigruppo delle forze politiche coinvolte: Partito Democratico (Graziano Delrio e Andrea Marcucci), Movimento 5 Stelle (Davide Crippa e Ettore Licheri), Italia Viva (Maria Elena Boschi e Davide Faraone), Liberi e Uguali (Federico Fornaro e Loredana De Petris) e il gruppo dei cosiddetti “responsabili”, guidati da Bruno Tabacci e dai fuoriusciti dal M5S Maurizio Buccarella e Antonio Tasso. In apertura dell’incontro, Fico ha spiegato che non avrebbe permesso la creazione di un programma politico vero e proprio, cosa che spetterà al presidente del Consiglio incaricato.

Durante la mattinata di ieri si è parlato soprattutto di lavoro, nel pomeriggio ci si è concentrati sulla riforma elettorale: su nessuno dei punti esaminati è stato trovato un accordo, e le posizioni sono rimaste distanti.

Il Movimento 5 Stelle vorrebbe rifinanziare il reddito di cittadinanza, chiede la reintroduzione delle preferenze e in sostanza preferirebbe cambiare il meno possibile il vecchio governo. Italia Viva di Matteo Renzi, che ha innescato la crisi ritirando il proprio appoggio al governo Conte, vuole invece maggiore discontinuità e ha chiesto nuovamente di accedere al Meccanismo Europeo di Solidarietà (MES), su cui il M5S si oppone da sempre, e di ridimensionare il ruolo del commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, vicinissimo a Conte. Il PD e LeU hanno provato a mediare, senza grande successo. La riunione è finita intorno alle 21.

– Leggi anche: I problemi che deve risolvere Roberto Fico

In realtà i partiti coinvolti stanno già affrontando il tema dei ministri dell’eventuale nuovo governo guidato da Conte, in quelle che Repubblica definisce «una trattativa sotterranea». Sia Italia Viva sia il Movimento 5 Stelle vorrebbero una quota maggiore di ministri rispetto al governo uscente – si parla soprattutto di un ingresso di Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera ed ex ministra alla Riforme, e della promozione di alcuni sottosegretari del M5S – mentre il PD starebbe puntando a un ruolo da sottosegretario alla presidenza del Consiglio per uno dei più ascoltati consiglieri del segretario Nicola Zingaretti, l’ex coordinatore del partito Goffredo Bettini.

Non è ancora chiarissimo come andrà a finire: il nodo principale resta l’intenzione di Matteo Renzi. Arrivati a questo punto della crisi non è chiaro se stia trattando davvero o si limiti a temporeggiare, quali siano i termini che potrebbe accettare per sostenere un nuovo governo Conte, e cosa farebbe nel caso le trattative fallissero.

Se i partiti non trovassero un accordo, il presidente della Repubblica dovrebbe riprendere in mano direttamente la gestione della crisi. A quel punto tra gli scenari possibili ci sarebbero un nuovo governo con la stessa maggioranza, ma con un nuovo presidente del Consiglio; un governo istituzionale sostenuto da una maggioranza larga (la cosiddetta “maggioranza Ursula”); un governo tecnico sostenuto dalla maggioranza dei partiti e affidato a dei “tecnici”, per esempio economisti o professori. Oppure un governo di scopo, con un compito ben preciso e quindi una scadenza: il compito potrebbe essere quello di garantire le funzioni dell’esecutivo fino a nuove elezioni, quello di arrivare all’approvazione di una nuova legge elettorale o quello di garantire l’invio alla Commissione Europea, entro il prossimo 30 aprile, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per ottenere l’accesso al cosiddetto Recovery Fund.

Sui giornali di stamattina circola molto il nome dell’ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi come presidente del Consiglio di uno dei possibili governi elencati qui sopra: ma due giorni fa la presidenza della Repubblica ha smentito contatti con Draghi, che peraltro non parla alla stampa da diversi mesi.

Il presidente della Repubblica non ha convocato Fico a un orario preciso, ma lo staff del presidente della Camera ha fatto sapere ai giornali che intende riferire a Mattarella nel pomeriggio alle 20.