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Cina-Italia, firmati gli accordi. Di Maio: "Valgono 2,5 miliardi ma con un potenziale di 20". Gelo con Salvini

Da sinistra il presidente cinese Xi Jinping, il ministro degli esteri Wang Yi, il vicepremier Di Maio e il premier Conte  (afp)
Il presidente cinese Xi Jinping a Villa Madama per la chiusura dell'intesa sulla Via della Seta. Prima il saluto a Mattarella al Quirinale. Ora è a Palermo: "Visita di grande successo". Conte: "Costruiamo relazioni più efficaci". Il vicepremier leghista: "Non mi si dica che in Cina c'è il libero mercato". Il leader 5S: "Lui ha il diritto di parlare, io il dovere di fare"
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E alla fine, dopo settimane di polemiche, la firma sugli accordi tra Italia e Cina è arrivata, nell'ultima giornata romana per il presidente Xi Jinping. Nella cornice  di Villa Madama, dove sono state schierate le delegazioni ministeriali dei due Paesi. In tutto 29 le intese: 19 istituzionali e 10 commerciali.


"Accordi che possono valere 20 miliardi"

"Italia e Cina devono impostare relazioni più efficaci e costruire meglio rapporti che sono già molto buoni", ha detto il premier Giuseppe Conte nel corso del bilaterale con Xi a Villa Madama. A firmare le intese principali, per la parte italiana, è stato il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Dall'altra parte del tavolo, il presidente della National Development and Reform Commission, He Lifeng. "Solo gli accordi firmati qui oggi in sostanza valgono 2,5 miliardi di euro. Accordi che hanno un potenziale di 20 miliardi di euro", ha detto Di Maio nel punto stampa dopo la firma del Memorandum. Il cuore dell'accordo è la Via della Seta di Pechino (l'Italia è il primo Paese del G7 ad aderire).



Ma i rappresentanti dei due Paesi hanno firmato una serie di intese istituzionali, in vari campi: si va dall'accordo per eliminare le doppie imposizioni, firmato dal ministro dell'Economia Giovanni Tria e dal ministro degli Esteri Wang Yi, al protocollo sui requisiti fitosanitari per l'esportazione di agrumi freschi dall'Italia, siglato dal ministro Gian Marco Centinaio e dall'ambasciatore della Repubblica popolare cinese, Liu Ruiyu; dai reperti archeologici all'esplorazione spaziale fino a gemellaggi tra città e regioni di Italia e Cina.

La stretta di mano tra Di Maio e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi (reuters)


Dopo gli accordi istituzionali, è stata la volta di quelli delle aziende. Si sono alternati a firmare i manager di Eni, Cassa depositi e prestiti, Snam e altre importanti realtà economiche italiane e cinesi. Cruciale il capitolo dei porti: per quello di Trieste la società cinese Cccc interviene per potenziare i collegamenti per l'Europa dell'Est e del centro. Per quello di Genova, si prevedono progetti concordati per l'ampliamento dei moli.
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Nella delegazione italiana, spiccava l'assenza di Matteo Salvini, che non ha partecipato neppure alla cena di Stato ieri sera al Colle con 150 personalità di entrambi i Paesi.
 

Ridotto l'elenco degli accordi

L'elenco delle intese firmate doveva in realtà essere più lungo, si parlava di una cinquantina, le polemiche degli ultimi giorni - con le preoccupazioni di Stati Uniti e Unione europea per un'eccessiva penetrazione di Pechino nell'economia italiana - hanno portato a una riduzione degli accordi, soprattutto nei settori più sensibili. Frenata in particolare sulle telecomunicazioni: congelato l'accordo di ricerca tra Huawei e un Politecnico italiano. 
 

Il gelo tra i due vicepremier

Un'eco delle tensioni - anche all'interno della maggioranza - legate a questa visita è arrivata da Cernobbio dove il vicepremier leghista Matteo Salvini commenta: "Non mi si dica che la Cina è un paese con il libero mercato", aggiungendo comunque di essere contento della visita del presidente cinese e dell'apertura dei mercati "a parità di condizioni".

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Stessi toni dal braccio destro di Salvini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti: "Finché sono accordi commerciali vanno bene. Ma in alcuni settori, come quello della ceramica, qualcuno è legittimamente preoccupato per la concorrenza cinese". La replica di Di Maio è tagliente: "Salvini ha il diritto di parlare, io da ministro ho il dovere di fare".

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Il ruolo di Mattarella

Prima dell'incontro con il premier Conte a Villa Madama il presidente cinese era tornato al Quirinale per il saluto al capo dello Stato Sergio Mattarella.
Xi Jinping e Sergio Mattarella nel cortile d'onore del Quirinale per gli inni (ap)


 

Nel cortile d'onore la cerimonia ufficiale con la banda dell'aeronautica che ha eseguito gli inni nazionali. Centrale, in tutta la visita, proprio la figura del capo dello Stato che ieri in mattinata ha avuto un colloquio di un'ora con Xi e ieri sera ha ricevuto il leader cinese nella cena di Stato con 150 personalità. E proprio il presidente Mattarella è stato chiaro nel fissare i paletti del rapporto tra Roma e Pechino, "nell'ambito della strategia delineata dall'Unione europea", sottolineando il nodo del rispetto dei diritti umani. Un ruolo delicato, quello del capo dello Stato, alla luce delle polemiche delle ultime settimane con la visita di Xi vista con preoccupazione sia a Washington che a Bruxelles.

 


La visita a Palermo

La parte finale del viaggio in Italia, per Xi e la moglie Peng Liyuan, si svolge invece a Palermo. "È stata una visita di grande successo, grazie di cuore al governo italiano", ha detto Xi arrivando in Sicilia. In agenda la visita a Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale, e alla Cappella Palatina. Poi, il trasferimento nella suite presidenziale dell'hotel Villa Igiea, con alcuni degli oltre duecento collaboratori. Il resto della permanenza a Palermo è top secret.

 
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