24 novembre 2018 - 07:46

Quando Milano era capitale dell’Impero

A differenza di quello romano, il Colosseo milanese è venne distrutto nel corso del V secolo, spogliato dei materiali edilizi dell’anello esterno reimpiegati in particolare per la fondazione della basilica di San Lorenzo

di Francesca Bonazzoli

Quando Milano era capitale dell’Impero
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Pochi lo ricordano, ma Milano è stata capitale dell’Impero romano d’Occidente dal 286 al 402. Fu l’avvento di Diocleziano a creare per Mediolanum l’occasione di diventare una città di notevole splendore. Nato in Dalmazia (regione oggi divisa fra Croazia e Montenegro) e divenuto imperatore nel 284 d. C., Diocleziano ristrutturò infatti le province dell’Impero riunendole in diocesi sottoposte a vicari. La nostra penisola, in particolare, fu divisa nell’Italia annonaria, dal Nord fino all’Arno, e, al Sud, nell’Italia suburbicaria. Annonaria significava che a Milano e in altre città strategicamente importanti si riscuoteva una tassa istituita per mantenere gli eserciti e la corte che non risiedeva più solamente a Roma. Fu così che nel luglio 285, quando Diocleziano promosse Massimiano al rango di cesare e co-imperatore, la tranquilla Mediolanum, da città provinciale dedita a vivaci attività produttive, divenne capitale imperiale dove, poco alla volta, ricchissime famiglie legate alla corte, consumatrici di merci di pregio importate, finirono però per distruggere la precedente economia basata su una rete di officine locali.

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L'antica Mediolanum rivive al computer

Al museo archeologico di via Meravigli ci si può fare un’idea di quanto la città si fosse trasformata: lo testimoniano i mosaici, le statue e gli oggetti raffinati e preziosi come la coppa Diatreta Trivulzio e la patera di Parabiago. In particolare la patera, un grande piatto in argento massiccio utilizzato nelle cerimonie sacre, nelle sue decorazioni che celebrano il trionfo di Cibele e Attis, rivela che nella seconda metà del IV secolo alcuni circoli culturali della ricca classe dominante tentavano ancora di preservare i culti pagani e opporsi al dilagare della religione cristiana ormai affermata. Nella sezione museale dedicata alla società, i risultati delle analisi sugli scheletri effettuati Cristina Cattaneo (l’anatomopatologa che si è occupata anche dei casi di Yara Gambirasio e di Stefano Cucchi), coinvolta dall’amica Donatella Caporusso, ex direttrice del museo, rivelano una città multietnica, «crocevia di differenti apporti razziali e culturali» dove però malattie, carenze alimentari e fatiche fisiche rendevano cattiva la qualità della vita, a differenza di quanto avveniva in centri più periferici.

In età imperiale, dunque, la città diventa scenario per la celebrazione di grandi eventi della Storia. Primo fra tutti la sfilata, nel centro della città, dei cortei dei due Augusti: Diocleziano e Massimiano che si incontrano tra il 290 e il 291. Segue, nel 293, la proclamazione di Costanzo Cloro. Ma soprattutto a Mediolanum, nel 313, si celebrano con grande sfarzo le nozze tra il nuovo tetrarca d’Oriente, Licino, e Costanza, la sorellastra di Costantino, l’Augusto per l’Occidente. Per solennizzare l’evento è proprio in questa occasione che viene emanato il celebre editto di Costantino che sancisce la libertà religiosa per i cristiani. La città cresce. Vengono dislocati qui gli uffici del praefectus praetorioper Italiam, Africam et Illyricum cui si collega tutta la complessa macchina della burocrazia civile e militare, dagli uffici postali, a quelli dei lavori pubblici e della giustizia.

Le direttrici di espansione urbana sono principalmente verso est, zona dove si colloca il grandioso complesso delle terme Erculee; mentre a ovest nasce il quartiere imperiale collegato al circo. Il foro, con il mercato, era collocato nell’area compresa tra piazza Santo Sepolcro e piazza Pio XI (dove oggi sorge l’Ambrosiana). L’horreum, il magazzino per le derrate alimentari destinate all’esercito, è posto invece nell’asse viario che si dirige verso Como, a nord. Fuori dalle mura, come tradizione in tutte le città romane, viene avviata già nella prima metà del I secolo la costruzione dell’anfiteatro, non lontano dall’antica porta Ticinensis, nell’area a sud.

Era il più grande dell’Impero, dopo quelli di Roma e Capua, ma a differenza di quello romano il Colosseo milanese è andato distrutto nel corso del V secolo quando venne spogliato dei materiali edilizi dell’anello esterno reimpiegati in particolare per la fondazione della basilica di San Lorenzo e per rinforzare la cinta muraria urbana. Ospitava fino a ventimila spettatori ed aveva una facciata di tre ordini più un attico di coronamento per un totale di oltre 38 metri di altezza. Vi si svolgevano duelli tra gladiatori, lotte tra uomini e belve, pubbliche esecuzioni di condannati ad bestias, cioè a essere sbranati dalle fiere, e forse anche battaglie navali che si svolgevano nell’arena allagata. Le sue fondazioni sono state ritrovate per caso negli anni Trenta, durante la posa di alcune tubature. Dopo i primi scavi circoscritti, la maggior parte dell’area non è ancora mai stata esplorata. Ora ricomincia una nuova vita.

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