L'intervista
Pelizzoli, l'ex fenomeno diventato precario
Ora il portiere è in competizione con il giovane Perin. «Maledetto quell'infortunio quando ero alla Roma»
L'intervista
Pelizzoli, l'ex fenomeno diventato precario
Ora il portiere è in competizione con il giovane Perin. «Maledetto quell'infortunio quando ero alla Roma»
Cresciuto nel florido vivaio di Mino Favini - fabbrica seriale di portieri d'alto rendimento - dopo una grande stagione nella Triestina, viene riportato a Zingonia per fare da terzo portiere dietro Alberto Fontana e Davide Pinato, due mostri sacri all'ombra della Maresana. Il primo s'infortuna subito, mentre Pinato dura fino al 5 novembre 2000, quando è costretto a uscire al settimo minuto di Milan-Atalanta (finirà 3-3).
«Ho avuto lo stesso tecnico sia nelle giovanili che in prima squadra, il passaggio non è stato certo così. Vavassori mi disse di scaldarmi: quando sono entrato sinceramente non mi sono reso conto di quello che mi stava per accadere. Fondamentale avere la fiducia del mister, ma una sua frase mi colpì particolarmente. Stavo per mettere il piede in campo e mi consigliò di non fare caso ai nomi scritti sulla maglia».
Una volta titolare Pelizzoli non lascia più la sua postazione. Prende tre gol alla prima giornata, ma dall'ultima rete di Shevchenko a quella successiva firmata Sergio Conceicao - in Parma-Atalanta - passano ben 318 minuti. Al termine della stagione le presenze saranno trenta e ci sarà anche la consapevolezza di essere uno dei migliori nel proprio ruolo. Conquista la maglia della nazionale Under21 e viene accostato a grandi squadre. A prenderlo è la Roma dei Sensi, che lo preferisce a Toldo e Landreau. «Ventisette miliardi compreso Rinaldi, è una bella soddisfazione pensare che grandi club abbiano puntato su di me». Il 2003/04 è l'anno della svolta: Pelizzoli colleziona 31 gettoni con la maglia giallorossa, subendo solamente 14 reti, e viene insignito della Saracinesca d'Oro. C'è anche l'esordio in Nazionale maggiore, con Trapattoni, e le soddisfazioni di un Olimpiade ad Atene giocata da protagonista, con un terzo posto finale. «Purtroppo dopo questa annata ho subìto un infortunio abbastanza duro, che per due mesi mi ha tenuto lontano dal campo. Sono cambiati troppi allenatori (quattro: Prandelli, Delneri, Voeller e Conti, ndr ) e la squadra non ha più girato».
Qui incomincia la parabola discendente, che lo porta a difendere i pali di Reggina, Cagliari, AlbinoLeffe e Padova, senza disdegnare una puntatina in Russia, alla Lokomotiv Mosca, dove dapprima è titolare ma scende lentamente fino al posto di quarto portiere nelle gerarchie. «È un calcio più fisico, però sta evolvendo nella tattica. È stata una bella esperienza sotto il profilo personale e professionale, mi ha arricchito molto e mi ha dato modo di conoscere un'altra cultura».
Domenica, contro l'Atalanta, si accomoderà in panchina, nonostante - quando chiamato in causa per l'espulsione di Perin - sia risultato per due volte consecutive il migliore in campo del Pescara. «Ho già giocato in questa stagione al Comunale, con la maglia del Padova, in Coppa Italia. È sempre una bella emozione sentire i tifosi della squadra avversaria che ti applaudono. Però è una gara in cui dovremo necessariamente fare punti, ci sarà una fase di studio e poi ce la giocheremo a viso aperto. Io lavoro sodo durante la settimana e non mi risparmio mai. Questo è il mio segreto. Un pronostico? È una partita aperta a ogni risultato».
26 ottobre 2012 | 11:14© RIPRODUZIONE RISERVATA
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