4 aprile 2021 - 18:26

Roland Thoeni, morto il cugino di Gustav: aveva 71 anni, è stato fra i grandi dello sci con la Valanga Azzurra

Dopo un’operazione all’anca è stato fatale un ictus. È stato bronzo olimpico ai Giochi di Sapporo, il 1972 il suo anno migliore

di Flavio Vanetti

Roland Thoeni, morto il cugino di Gustav: aveva 71 anni, è stato fra i grandi dello sci con la Valanga Azzurra
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Tanti pensavano che fosse il fratello di Gustavo. In realtà era suo cugino. Ma anche Rolando Thoeni, mancato purtroppo a 71 anni di età il giorno di Pasqua per le conseguenze di un’operazione a un’anca (avvenuta nei giorni scorsi) che ha probabilmente generato un ictus fatale, è stato un protagonista dello sci e di quella Nazionale — in quel periodo da poco passata sotto la conduzione tecnica di Jean Vuarnet — che sarebbe poi diventata la Valanga Azzurra degli anni 70: insieme al parente, il primo italiano a vincere nella Coppa del Mondo e poi destinato a una gloriosa carriera, salì sul podio dei Giochi 1972 di Sapporo; Gustavo fu secondo e lui terzo nello slalom vinto, un po’ a sorpresa e con un rammarico che ancora oggi coglie noi italiani, dallo spagnolo Francisco Fernandez Ochoa.

Rolando Thoeni, originario di Trafoi come Gustavo, era addirittura accompagnato dalla fama di essere perfino più forte del cugino. «Forse era vero — ha ammesso in un’intervista il Thoeni più noto, diventato una delle icone dello sci azzurro e mondiale —, ma Rolando pativa un po’ la competizione e per questo motivo il suo vero potenziale non è mai veramente emerso».

Il primo risultato di rilievo Rolando lo ottenne il 7 febbraio 1971 nello slalom speciale di Mürren, in Svizzera, classificandosi settimo. Il 1972 fu il suo anno migliore. Il 13 febbraio, come detto, vinse la medaglia di bronzo nello slalom speciale agli XI Giochi olimpici invernali. A Sapporo disputò anche lo slalom gigante, vinto da Gustavo, classificandosi ventisettesimo. Un mese dopo in Coppa del mondo nel giro di quattro giorni, dal 15 al 18 marzo, fu ottavo nella discesa libera della Val Gardena, terzo nello slalom gigante sempre in Val Gardena (primo podio), poi due volte primo nello slalom speciale, a Madonna di Campiglio e a Pra Loup.

La sua ultima apparizione in una gara internazionale fu la discesa libera dei XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck 1976, chiusa al quattordicesimo posto. Ritiratosi dall’attività agonistica, Rolando Thoeni era rimasto a vivere a Prato allo Stelvio in Alto Adige, dove si era dedicato all’attività di pastore. Una vita tranquilla e appartata, la sua; una vita anche dura, in linea con un carattere senza fronzoli. Ma Thoeni-2 non mancava a qualche comparsata dei «reduci» di quello sci epico. Ad esempio, nel 2015 partecipò all’hotel Bellavista di Trafoi, di proprietà del cugino, al revival del famoso parallelo della Val Gardena di 40 anni prima che aveva consegnato a Gustavo, nella sfida vinta contro Ingemar Stenmark, la quarta Coppa del Mondo assoluta.

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Il compleanno

In questo momento molto triste è bellissimo il ricordo che Massimo Di Marco, storico fondatore della rivista Sciare e uno che ha seguito dal vivo le prodezze di quei campioni, ha dedicato a Rolando Thoeni sul sito on line del magazine. Prima di tutto, ecco l’aneddoto curioso: dato che Gustavo era di poche parole con i giornalisti, avidi invece di suoi commenti, un giorno il gruppo dei cronisti decise di «ingaggiare» Rolando al suo posto. Ecco allora il ricordo scritto da Di Marco: «Un giorno abbiamo chiesto a Rolly di essere Gustavo ed è stato un giorno magnifico. Rolly è entrato nella parte molto divertito ma anche concentrato. Grazie a lui abbiamo potuto scrivere interviste chilometriche fatte al falso Gustavo che era felicissimo di questa trovata. Aveva una erre alla francese, non sapeva la lingua, ma i giornalisti francesi l’avevano preso in simpatia anche perché pure a loro raccontava le gare di Gustavo, i punti dove ha attaccato, dove ha frenato, dove ha fatto un miracolo. Rolly era amico di tutti, non invidiava nessuno e teneva su il morale nei giorni d’ombra. Ha resistito qualche giorno all’ictus, ha tentato di mandarlo al diavolo. Non è stato così. Vorrei abbracciarti, caro Rolly».

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