Milano, 5 novembre 2016 - 03:04

Radio Maria e la «punizione divina»
Le parole senza via di mezzo di padre Livio per i tre milioni in ascolto

L’emittente con sede a Erba è famosa anche per la ruvida franchezza del suo fondatore

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Padre Livio Fanzaga, 76 anni, nato in una frazione di Dalmine e «orgogliosamente figlio di un operaio», è un uomo che non conosce l’uso dell’eufemismo. Nella sua personale interpretazione dell’evangelico «il vostro parlare sia “sì, sì”, “no, no”», è capitato talvolta che gli scappasse la frizione. Gli archivi dei giornali pullulano di aneddoti, come quando si rivolse in diretta a Monica Cirinnà, autrice della legge sulle unioni civili («signora, arriverà anche il suo funerale, stia tranquilla») o se la prese con i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori di due libri sugli scandali vaticani («io li impiccherei, quasi quasi… »). Va detto che in Vaticano, al netto degli imbarazzi, gli riconoscono «di aver fatto del bene». Perché parlare di padre Livio significa parlare di Radio Maria. E parlare di Radio Maria vuol dire parlare di un’emittente che solo in Italia arriva a un milione e mezzo di ascoltatori nei dati ufficiali, quasi tre in quelli ufficiosi. C’è un mondo, un’Italia profonda composta spesso (ma non solo) di persone anziane, che attraverso la radio segue ogni giorno messe, rosari, lectio divine, le parole del Papa.

Il network

Semmai i problemi, al direttore, sono arrivati nel corso del tempo dalla seguitissima rassegna stampa mattutina, e dai suoi commenti politici e non. Le polemiche ricorrenti non lo hanno mai scalfito: «Mi fanno passare per un pirla, maledetti!». Stavolta però è diverso. Forse è il momento più difficile da quando trent’anni fa, il 12 gennaio 1987, quel padre scolope rilevò con l’«Associazione Radio Maria» un’emittente parrocchiale in una frazione di Erba, vicino a Como, e la trasformò in uno dei più clamorosi successi mediatici che si siano mai visti. Oggi Radio Maria è un network di 76 emittenti nei cinque continenti, «il più grande del mondo», 27 radio in Europa, 22 in America, 20 in Africa, 5 in Asia e una in Oceania, più un gemellaggio in Libano. Trasmette pure in arabo «con studi mobili in Iraq e Siria». In Italia conta 850 ripetitori e un bilancio di una ventina di milioni annui «coperti dalle offerte degli ascoltatori e dal 5 per mille».

Le offerte

La faccenda delle offerte ha creato qualche problema, nel corso degli anni. Un po’ per gli slogan talvolta arditi («Radio Maria è come uno zaino che cammina appoggiato alle vostre spalle: sostenetela con amore e la Madonna vi sarà grata») e un po’ per le polemiche ricorrenti intorno al corteggiamento degli ascoltatori più anziani in vista dei lasciti testamentari. Padre Livio non ha mai fatto una piega ed è andato avanti. Radio Maria è la più vasta e capillare fonte di diffusione di Medjugorje e dei «messaggi» della Vergine, intorno ai quali la Chiesa non ha ancora pronunciato una parola definitiva. Lo stesso Padre Livio ha raccontato a «Famiglia Cristiana» che tutto cominciò da lì: «Il 1985 segna uno spartiacque tra il prima e il dopo. Andai per la prima volta a Medjugorje. Ho avuto l’intima certezza che lì appariva davvero la Madonna. E che la mamma di Gesù mi spronasse a percorrere l’apostolato radiofonico». La difesa della famiglia, le insidie del Maligno, le preghiere mariane. Una simpatia non troppo velata per il centrodestra: «Sto là dove si colloca la Dottrina sociale della Chiesa, non vedo la sinistra molto impegnata nel difendere la vita nascente e quella che declina o nel tutelare la famiglia fondata sul matrimonio. Mi sono distratto?». E «trenta milioni di ascoltatori» stimati nella rete delle emittenti mariane. Certo quella frase dal Vaticano sull’«offesa alla Madonna» dev’essere stata un duro colpo. Nella sua radio, ieri, nessuno osava sbilanciarsi: tutti in attesa, come sempre, della rassegna e di ciò che padre Livio dirà stamattina.

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