Carissimi

“Buongiorno Palermo, buongiorno Europa”, così si diceva qualche anno fa in radio apprendo la nostra trasmissione del sabato e dopo un saluto che usciva fuori dai nostri confini la domanda del mio co-conduttore era sempre la stessa: “cosa è successo questa settimana?”

La risposta non poteva che essere: “assolutamente nulla”.

Benché quelli erano momenti in cui in settimana c’erano sempre delle tensioni, a partire da quelle sociali con gli “spontanei cortei” di chi ribaltava i cassonetti per strada, creava momenti di tensione al di sotto del Palazzo di Città e non era difficile potere incontrare un gruppo antisommossa della polizia dei carabinieri al di sotto dei palazzi che contavano.

Quello era un periodo in cui anche l’economia cittadina marcava il passo, ricordo della profonda crisi dell’edilizia e delle cattive leggi che di contro in quei tempi producevano gare d’appalto che finivano tutte con le imprese che indicavano un unico ribasso (fino alla terza cifra decimale), e che imponevano la necessità di un sorteggio per stabilire il vincitore, con la conseguenza che le gare d’appalto finivano per essere aggiudicate con il 25% di ribasso sull’importo a base d’asta, situazione alquanto paradossale e pesante che nel tempo ha dato l’occasione per rivedere più di una volta i regolamenti fino ai giorni d’oggi.

Anche il Palermo non brillava per continuità, allo stesso modo di come accade ai giorni d’oggi, sempre lì per fare il salto di qualità, fin quando non vi fu bisogno di un atto di mecenatismo esterno con l’intervento del presidente Zamparini che con l’acquisto della a società (che nel frattempo era transitata nelle mani di Sensi) riuscì a fare il doppio salto dalla serie C alla serie A, regalando 10 anni di palcoscenici di prima classe.

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