Milano

Coronavirus a Milano, chiudono manicure, parrucchieri, bar e ristoranti cinesi: "Rispetto per il momento che la città sta vivendo"

(fotogramma)
La decisione comunicata dalla rivista ufficiale della comunità, anche se ogni categoria ha deciso per sé
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I bar, e non solo dalle 18, come da ordinanza regionale. E poi parrucchieri, manicure, ristoranti, market. A Milano la comunità cinese chiude le attività commerciali "fino a data da destinarsi". Una decisione che non sarebbe stata presa dopo riunioni e vertici, ma che sarebbe stata condivisa un po' da tutti, come spiega Francesco Wu, nel direttivo di Camera di Commercio di Milano Monza a Brianza, responsabile per l'imprenditoria straniera: "Ogni settore commerciale della comunità cinese ha deciso in autonomia già da venerdì di chiudere le attività, sia per un calo della domanda di servizio, sia per rispetto verso la città in un momento difficile. Non c'è stato un ordine dall'alto arrivato dai vertici o dall'ambasciata cinese, ma una consultazione orizzontale, nelle chat, dei ristoratori fra di loro, come dei baristi, come dei parrucchieri e degli estetisti. Abbiamo valutato, anche a seguito dell'ordinanza regionale, che è opportuno chiudere le attività fino a nuove disposizione, per non mettere a rischio la salute di nessuno e anche perché comunque il giro d'affari non giustifica l'apertura dei negozi e degli esercizi pubblici".


Basta girare per la città, da sud a nord, non solo nella Chinatown di via Paolo Sarpi che - prima dell'arrivo del virus in Italia - era in sofferenza per il calo di presenze. "Ci scusiamo con la clientela, ma per la salute di tutti abbiamo deciso di sospendere l'attività" è, con tante varianti, il cartello che si legge sulle saracinesche abbassate. La conferma arriva dalla rivista ufficiale dell'Ambasciata cinese 'Il filo di seta': "L'iniziativa è volta a dare un concreto contributo alla tutela della salute di tutti e non ha nulla a che vedere con il timore che vi sia presenza di persone portatrici del virus e/o contagiate dallo stesso tra i titolari e i dipendenti delle attività. E' semplicemente una forma di rispetto ed attenzione ed una manifestazione di reale interesse e preoccupazione nei confronti delle persone e del Paese in cui tutti noi - indipendentemente dalle nostre origini - viviamo". 
Intanto i cinesi si mobilitano anche per donare tamponi per rilevare la presenza del virus, visto che in Italia e in Lombardia in particolare c'è penuria di kit adatti. Francesco Wu ha preso contatto con l'assessore regionale alla sanità Gallera per mettere a disposizione una fornitura di prodtti in arrivo dalla Cina, dove le autorità si sono da tempo attrezzate per averne in gran quantità. Anche l'Ambasciata sta facendo questa proposta: "Proprio in queste ore, inoltre, la Comunità si sta rapportando attivamente con le Istituzioni Sanitarie lombarde per verificare la possibilità di donare una fornitura di tamponi proveniente dalla Cina che consentirebbe l'identificazione del Virus con tempi di risposta molto più celeri di quelli popri dei tamponi attualmente in dotazione alle strutture ospedaliere italiane.  Siamo in attesa degli esiti della comparazione delle schede tecniche e dell'effettiva corispondenza con i criteri propri delle Normative vigenti in Italia per disporre la spedizione", spiega la portavoce Emanuela Troisi.

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